Gli studenti al Governo: «Affitti insostenibili. Studiare non è un privilegio ma un diritto»

Intervista di Giada Fazzalari

Dopo la mobilitazione di maggio gli studenti tornano a protestare. Piantano le tende di fronte alle Università, chiedono attenzione alle istituzioni, denunciano affitti esorbitanti e costi generali insostenibili. Giacomo Abbate è coordinatore de la Sapienza di Roma dell’Udu (Unione degli Universitari), il sindacato studentesco. Insieme ad altri studenti dorme in tenda dal 24 settembre scorso e qui spiega le ragioni di chi, come lui, crede ancora nel merito. Il Segretario del Psi, Enzo Maraio, ha portato la solidarietà dei socialisti a Roma, dando loro sostegno e attenzione finché il governo e le istituzioni non si occuperanno di loro.

Si apre l’anno accademico e tornate a protestare. Perché?

Alle proteste di maggio non sono seguite azioni concrete dalle istituzioni. L’incontro che abbiamo avuto qui a Roma con rettori ed enti locali è stato decisamente deludente, non è stato istituito nemmeno il tavolo permanente sulla situazione abitativa a Roma che avevamo chiesto. Anzi, per quanto riguarda la Regione Lazio, ci siamo ritrovati dopo poche settimane con l’ente per il diritto allo studio commissariato dalla giunta Rocca. Questo disinteresse delle istituzioni accomuna tutta l’Italia. I fondi previsti del PNRR sono stati bloccati dalla Commissione Europea dato che il governo non sta rispettando tempistiche e regole previste sulla creazione di posti letto pubblici per gli studenti: mai visti. Il Governo ha conteggiato come ‘nuovi’ studentati privati già esistenti, dove una stanza può arrivare a costare anche 1000 euro al mese.

Ma cosa chiedete al Governo?

Vogliamo che i fondi del PNRR siano destinati alla realizzazione effettiva di posti letto, pubblici e con costi compatibili con le borse di studio. In Italia sono ben 80 mila gli studenti che ogni anno abbandonano gli studi, le cause sono strutturali: la tassazione universitaria tra le più alte in Europa; idonei non beneficiari e ritardi nell’erogazione delle borse di studio; caro libri, caro trasporti e caro affitti. Per provare seriamente ad abbattere tutti questi problemi chiediamo lo stanziamento di 2 miliardi di euro in legge di bilancio per il diritto allo studio. Da ultimo, la mancanza totale di una regolamentazione per gli affitti brevi che stanno proliferando ormai incontrollati in tutte le grandi città turistiche italiane, dove risiedono anche gli atenei, con un aumento dei prezzi indiscriminato e una diminuzione di posti letto per affitti lunghi per studenti e giovani lavoratori. Chiediamo l’entrata in vigore di una nuova legge nazionale che introduca un calmiere ai prezzi e garantisca dall’elusione delle forme contrattuali ‘tipiche’ degli universitari, con altri strumenti meno tutelati.

E c’è stata attenzione?

Il Governo non ha praticamente fatto dichiarazioni al riguardo, nonostante la mobilitazione nazionale coinvolge 25 città in tutta Italia, da Nord a Sud. La ministra Bernini ha dichiarato di “risolvere la questione degli idonei non beneficiari di borsa di studio” per l’anno 22/23, anche se i fondi stanziati sono insufficienti e arriveranno alla fine dell’anno accademico invece che all’inizio, quando servirebbero.

Continuiamo a non vedere all’orizzonte l’intenzione di finanziare strutturalmente il diritto allo studio.

È vero che le forze politiche di centrosinistra si sono occupate del vostro caso in maniera ‘tiepida’?

Diciamo che tanto velocemente è entrato a maggio nel dibattito nazionale, quanto velocemente il tema è uscito. Dopo l’estate era necessario rilanciare il tema, dato che settembre è anche il momento più duro per i fuorisede. Adesso si apre la stagione della legge di bilancio in parlamento come in Regione e dai vari partiti di opposizione è arrivata l’intenzione di costruire delle proposte per il diritto all’abitare e il problema degli affitti.

Oltre a Enzo Maraio, quale leader della sinistra è venuto a dare la sua solidarietà?

A maggio senza dubbio l’attenzione era più alta e anche la protesta delle tende era più al centro del dibattito mediatico. Sono passati alle nostre manifestazioni e iniziative di protesta tutti i leader: Schlein, Conte e Fratoianni; oltre che numerosi altri esponenti politici. Anche in questi giorni sono stati numerosi gli esponenti di opposizione, anche se nessun segretario nazionale.

Cosa dovrebbe fare a suo avviso, la sinistra, per promuovere le esigenze di chi, tra gli studenti chiede di poter essere sostenuto in base al merito e non alle condizioni economiche di partenza?

La Costituzione recita ‘i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi’ (art. 34), ma il principio va letto necessariamente in congiunzione con l’obbligo per la Repubblica di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona (art. 3). Per questo, proprio le condizioni economiche di partenza devono essere alla base di ogni tutela e finanziamento: chi ha maggior difficoltà deve aver maggiore sostegno per accedere ad un’istruzione universitaria che in Italia è una spesa pesante per le famiglie. Il “merito” di cui questo governo tanta parla è solo una scusa per far andare avanti solo chi già parte in condizioni economiche avvantaggiate e rendere gli studi un privilegio (di pochi) e non un diritto (di tutti).

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