Giustizia e media: quel filo rosso che lega gli assalti a Craxi agli effetti perversi del linciaggio pubbliaco

di Lorenzo Cinquepalmi

La vicenda giudiziaria di Bettino Craxi ha delle caratteristiche peculiari: indagini selettive, incentrate pressoché unicamente sulla sua persona (chi non ricorda testimoni e coindagati che ammisero di essere stati torchiati perché lo coinvolgessero?); offensiva mediatica concertata e alimentata dal materiale pilotato dalla Procura di Milano; sentenze di condanna emesse in assenza di prove materiali e incentrate sull’assioma logico del “non poteva non sapere”. E, per finire, pene spropositate rispetto a quelle fino ad allora irrogate per i medesimi reati. Quel che ha di attuale l’assalto a Craxi degli anni ‘90 è il reliquato che quel metodo ha lasciato nella società civile, nel rapporto informazione-giustizia, negli effetti perversi che la sovraesposizione mediatica delle vicende giudiziarie produce tutt’ora nella società, sia in termini di afrodisia d’immagine dei magistrati che di linciaggio pubblico degli indagati. Anzi, la barbarie ha debordato dall’ambito giudiziario con la diffusione dei social media, diventati una specie di tribunale sommario del popolo senza nemmeno più l’intermediazione, per quanto labile e interessata, dell’informazione tradizionale. E così c’è un filo rosso diretto che lega il “clima infame”, generato ad arte, responsabile del sangue di Moroni e Cagliari, e del lancio di monetine del Raphael, con le bufere d’odio scatenato online, in cui l’anonimato della folla è sostituito dall’anonimato dei nickname, e le vittime pagano con la disperazione, quando non con la vita, lo scatenarsi delle frustrazioni individuali e collettive non più contenute da strutture sociali organizzate su basi solidaristiche. È cominciato allora, proprio sgretolando quelle strutture sociali per rendere il Paese più debole, più spolpabile e, infine, più povero, materialmente e spiritualmente, come puntualmente è poi diventato. La lucida percezione del fatto che questa fosse la china imboccata, esternata da Craxi e da tanti altri, è stata sovrastata e zittita dal cortocircuito informazione-giustizia, che ha fatto degli italiani un popolo di tricoteuses avide di sangue e plaudenti ai piedi del patibolo mediatico. I figli di quegli italiani sono coloro che oggi scatenano la furia cieca della folla virtuale, capace nel volgere di poche lune di innalzare all’empireo e riprecipitare nella polvere poveri esseri umani che, con le loro qualità e le loro miserie, in un mondo civile non avrebbero meritato né l’una né l’altra cosa. Bettino Craxi ce lo aveva predetto, e gli italiani non lo hanno ascoltato. Poveri loro, poveri noi.

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