Fermare l’internazionale nera che vuole l’Europa più debole

di Stefano Amoroso

Il vento della destra, a volte anche di quella estrema, soffia forte in Europa. Il suo successo va di pari passo con l’emergere di contraddizioni e lacune della globalizzazione e delle politiche comunitarie. Politiche che la sinistra socialdemocratica e liberale hanno sposato in pieno, convinte come sono che certe sfide, a cominciare dalla modernizzazione delle industrie e dalla transizione ecologica, possano essere vinte solo se si gioca al tavolo mondiale. O, quanto meno, a quello europeo. Il problema, però, è che tra il dire ed il fare ci sono milioni di lavoratori e di piccoli imprenditori che non si sentono più tutelati e si rivolgono, così, a destra, che promette welfare e protezione ai “nativi” in contrapposizione alle minacce poste dalle autorità di Bruxelles e dall’immigrazione. Questo spiega, molto semplicemente, come sia possibile che anche alcuni Paesi tradizionalmente roccaforti della socialdemocrazia e del riformismo, come Svezia e Finlandia, siano attualmente governati da partiti di destra nazionalista, euroscettica (in certi casi addirittura “euro – fobica”) ed anti – immigrati. Dunque, non è solo Orban ad agitare i sonni dei leader di Bruxelles. È chiaro, tuttavia, che la sfida si decide soprattutto nei Paesi più grandi e ricchi dell’Unione. Così, dopo il trionfo elettorale di Fratelli d’Italia, adesso sono il Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen in Francia, e la AfD in Germania, ad occupare i titoli sulle prime pagine dei principali giornali europei. Riusciranno, in uno od entrambi i Paesi, ad andare al Governo? Sarebbe un disastro, sia per loro che per noi. Il motore franco-tedesco è infatti uno degli elementi costituenti dell’Unione Europea, e finora è stato guidato da partiti e leader con una chiara visione europeista, moderna, che guarda al futuro ed è favorevole all’internazionalizzazione delle loro economie, sia pure con un occhio di riguardo per gli interessi nazionali. Tutto il contrario di quello che accadrebbe se quei Paesi fossero guidati dall’attuale destra, nazionalista, protezionista, localista, chiusa e sostanzialmente xenofoba. Va detto che non è per nulla scontato che RN ed AfD trionfino, anzi. Se le sinistre socialdemocratiche europee troveranno l’unità attorno al rilancio del progetto degli Stati Uniti d’Europa e di un continente che tuteli e promuova il lavoro e lo sviluppo, allora è possibile ricacciare la destra regressista e nazionalista nel suo recinto tradizionale. Tuttavia, con la popolarità di Macron in calo e favorito dal sistema proporzionale delle elezioni europee, il partito nazionalista francese potrebbe raccogliere un risultato significativo alle prossime elezioni europee, le prime dopo la Brexit e la pandemia del Covid. Chi minaccia di andare bene è il partito nazionalista tedesco di AfD, che alcuni sondaggi accreditano del 24% dei consensi tra i tedeschi, mentre nel 2021 presero il 10,3% alle elezioni legislative. Se dovessero confermare i sondaggi sarebbe possibile che il partito di centro-destra della CDU- CSU, orfano della carismatica Angela Merkel, abbandoni le ultime remore e si allei con i nazionalisti di Alice Weidel, al cui interno ci sono diversi nostalgici del nazionalsocialismo? La possibilità esiste, e non è per nulla rassicurante. Ci sono, per fortuna, anche segnali di ritirata della marea nera che minaccia di inondare l’Europa: nel 2023 il partito nazionalista spagnolo Vox, sponsorizzato dalla Meloni in persona, ha perso voti e seggi alle ultime elezioni legislative in Spagna. Ed in Polonia, il PiS storicamente alleato di FdI è stato battuto, dopo anni di dominio incontrastato, da una larga coalizione di centrosinistra. Sempre nelle ultime elezioni in Polonia, tuttavia, il partito di estrema destra di Confederazione Libertà e Indipendenza ha ottenuto più di un milione e mezzo di voti, pari al 7,16% del totale, e 18 seggi alla Camera polacca. Perché è importante parlarne? Perché le loro posizioni ultraliberiste, antistataliste e libertarie rappresentano qualcosa di molto simile al movimento popolare che ha permesso a Javier Milei di diventare presidente in Argentina. È risultato, inoltre, il partito più votato tra i giovani polacchi, tra 18 e 29 anni. Rappresenta una nuova realtà, con cui sicuramente dovremo fare i conti nei prossimi anni. A maggior ragione se, dall’altra parte, non si contrappone una chiara visione europeista che porti agli Stati Uniti d’Europa.

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