E’ il momento di una presa di coscienza collettiva

di Giovanna Miele

L’ennesimo femminicidio si è consumato, ancora una volta per mano di un ex fidanzato che non ha accettato la fine di un rapporto. Continuiamo a chiederci come possa essere possibile, in una società moderna, evoluta, che un uomo uccida una donna perché lo respinge. Cosa scatta nella mente di questi uomini che non riescono a rassegnarsi all’abbandono e cosa induce le donne vittime di violenza ad accettare, anche per lunghi anni, violenze e soprusi da parte di uomini che mascherano l’amore col possesso? Eppure molte azioni sono state messe in campo; ma appare tristemente evidente che non basta. È necessario chiedere con maggiore forza strumenti e risorse che consentano di far uscire le donne dalla spirale di violenza cui sono immerse, prima che sia troppo tardi. Si investa massicciamente in prevenzione, affiancando l’azione diretta ai casi conclamati, con attività informativa, di supporto alle famiglie, di educazione all’affettività; e si pensi a percorsi rivolti anche a quei maschi (e alle loro famiglie) autori di violenze, in contesti già rilevati dalle forze dell’ordine o dalla magistratura. Serve un argine solido, per scongiurare questi omicidi e per mettere fine alle violenze di genere. Solo un cambio di passo rapido, con una presa di coscienza generale che modifichi gli stereotipi comuni specie nei giovani, potrà aiutarci a riprendere serenità. Lo dobbiamo a tutte loro, le vittime di queste violenze; a tutte noi e a coloro che dopo di noi verranno.

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