No alla violenza. L’Italia civile dice basta!

di Giada Fazzalari

Il rumore civile delle marce che in tutta Italia invadono le piazze del 25 novembre, è un frastuono potente che deve diventare assordante, fino a dilagare e infiltrarsi nella coscienza collettiva. Attivisti, studenti, ragazze e ragazzi che sfilano, urlano, protestano, si incazzano per dire basta ai femminicidi, e per porre fine a quella violenza quotidiana e strisciante, verbale e poi fisica, che avvelena la società. Una data che non può essere solo la ricorrenza di un giorno e che non può restare confinata in una serie di dichiarazioni intrise di retorica. Perché non basta la condanna del momento. Non bastano lo sdegno e la rabbia con cui reagiamo alle tragedie che generano frustrazione sull’onda dell’emotività. Non basta mettersi il fiocco rosso, sfilare in corteo, scandire “non una di meno” e poi voltare pagina. Serve prendere atto di una responsabilità collettiva che deve cambiare la società dalle radici. Educare gli uomini al rispetto, educare le donne al rifiuto del possesso. Perché finché la mentalità diffusa e dominante sarà quella patriarcale che alimenta l’aberrazione criminale verso le donne, il solo fatto che noi in questa società siamo integrati, ci rende corresponsabili. Tutti.

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