Due risultati apparentemente diversi

di Lorenzo Cinquepalmi

Nel giro di un paio di settimane si è votato in Sardegna e in Abruzzo per il rinnovo di presidenti e consigli regionali. In Sardegna un centrodestra che si diceva sicuro di vincere è stato battuto di misura da una coalizione ampia di centrosinistra, non comprendente Azione. In Abruzzo, dove fino a due mesi fa nei sondaggi il centrodestra doveva stravincere, una coalizione di centrosinistra ancora più ampia di quella sarda, perché comprendente Azione, ha annusato odore di rimonta e, infatti, benché sconfitta, ha perso molto meglio di quanto venisse previsto. In comune le due esperienze hanno il valore aggiunto dei candidati, che hanno avuto un effetto trainante in entrambi i casi e che testimoniano come le forze di progresso conservino la capacità di mobilitare candidati di punta di qualità mediamente migliore rispetto ai candidati del centrodestra. Il dato saliente, tuttavia, risiede in un corollario di questo aspetto: la ritrovata capacità delle forze all’opposizione della destra di coalizzarsi tra di loro. Trascurata la sfumatura scaramantica dell’unica differenza sostanziale tra lo schieramento progressista sardo e quello abruzzese, quello che appare evidente è che gli elettori hanno premiato lo stare insieme, invertendo nettamente un trend negativo per la sinistra che sembrava inarrestabile. Si tratta di un messaggio chiaro da parte di quell’elettorato che, sensibile alla vocazione e ai temi politici della sinistra, manda a dire come non bastino i migliori propositi e i programmi più avanzati, ma occorra anche saper costruire uno schieramento che possa competere; altrimenti, senza prospettiva di affermazione, il voto di sola testimonianza non viene più concesso. Il sistema politico oggi è sostanzialmente maggioritario, non solo perché maggioritarie sono le leggi ma, soprattutto, perché maggioritaria è la mentalità diffusa tra i cittadini. Si tratta di un ordinamento politico che impone una dialettica più povera e più brutale rispetto al sistema proporzionale, certamente più articolato e rappresentativo, ma questa è la realtà di oggi. Che poi la sensibilità degli elettori sia quella ora descritta, è dimostrato dal risultato del Psi: esiste, secondo analisti e sondaggisti, una forte divaricazione tra la dimensione degli elettori che dicono di riconoscersi in un’idea socialista e auspicano la presenza di una forza socialista, e quella di quanti, in concreto, votano Psi. La forbice si è ridotta in Sardegna, grazie al fatto che il partito aveva proposto una lista con un nitido carattere identitario, ma saldamente ancorata a una coalizione che prometteva di valorizzare ciascun voto espresso. E questo ha portato due socialisti in consiglio regionale (due e non uno, e socialisti, non calati dal cielo, a dispetto della maldicenza di certo “fuoco amico” non tanto amico). Ma si è ridotta anche in Abruzzo, con la partecipazione dei socialisti a una lista comune con Abruzzo Vivo, recante il simbolo del nostro partito, iscritta nel “campo larghissimo” e premiata con un numero di voti tre volte superiore rispetto a quella presentata cinque anni fa, allora in condominio con Italia dei Valori. E dunque, se l’elettorato premia la capacità di mettere insieme coalizioni ampie, e le analisi sulle prossime elezioni in Basilicata dicono che un centrosinistra unito sarebbe largamente vittorioso, quale prospettiva si apre per un lungo periodo a partire dalle elezioni europee? Chi sostiene che quelle per il parlamento europeo siano elezioni di stampo proporzionale, mente; infatti, una soglia di sbarramento elevata com’è quella del 4% rende maggioritaria anche la legge proporzionale pura. Basti notare che la somma delle percentuali potenziali delle ipotetiche liste del centrosinistra che, presentandosi autonomamente, hanno serie probabilità di non superare lo sbarramento, si aggira intorno al 15%. In altre parole, considerata la ripartizione delle quote tra le liste che, invece, lo superano, significa regalare più del 8% al centro destra; cioè, sei/sette deputati. L’esperienza vissuta in Sardegna con risultato vincente, e in Abruzzo con risultato perdente ma con forti segnali incoraggianti, e i sondaggi sulla Basilicata, devono imporre ai leader della sinistra un atteggiamento generoso e lungimirante, certo temendo l’eccezione narcisistica di uno come Calenda, che si è mostrato capace, due anni fa, di impegnarsi in coalizione il mercoledì per rinnegare l’impegno la domenica, o di spericolarsi nell’avventura sarda a sostegno di Soru, fallendo la soglia di sbarramento. Generosi, lungimiranti e uniti, dunque, a partire dalle europee e verso le prossime politiche: lo chiede l’elettorato.

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