Due popoli due stati!

di Giada Fazzalari

La nuova scia di orrore che ha insanguinato il Medio Oriente dallo scorso 7 ottobre è molto di più che la miccia riaccesa di un conflitto antico che sembrava essersi sopito: si tratta della più grave tragedia che il popolo israeliano abbia subìto dopo l’Olocausto, qualcosa che non avevamo conosciuto fino ad ora ma che affonda le sue radici in un conflitto antico e mai risolto. Al di là delle doverose prese di posizione di condanna del terrorismo di Hamas – che, vale la pena di ricordarlo, non rappresenta i civili palestinesi – e di critica delle tentazioni di punizione collettiva di un popolo che si agitano in Israele – vale a dire l’azione militare indiscriminata sui civili di Gaza – e al di là delle partigianerie cha hanno animato e riempito i giornali negli ultimi giorni, il punto è l’affermazione del diritto a vivere di tutti e due i popoli, con uno Stato e una terra, in una convivenza possibile. Un percorso di pace che sembrava vicinissimo quando fu scattata la celebre foto tra Rabin e Arafat, nell’accordo di Oslo, soffocato dagli eventi degli anni successivi e che ora sembra lontanissimo. Era un’intesa che si fondava sul riconoscimento effettivo dei due popoli e dei due Stati. Una soluzione sovente usata come slogan e che, invece, ancora oggi è l’unica praticabile. Non una soluzione militare, ma una soluzione politica al conflitto, che abbia una bussola: il rispetto del diritto internazionale. Una pace possibile che, seppure nel contesto di una debolezza evidente della comunità internazionale, abbiamo il dovere di perseguire.

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