di Giada Fazzalari e Lorenzo Cinquepalmi
Un partito politico ha il compito di costruire consenso attorno ad una visione del futuro, per accedere alle cariche pubbliche con lo scopo di concorrere a realizzare, anche in parte e mediando con altre forze politiche, l’idea di società che si è dato come ragion d’essere. Questo implica che esista una radice culturale, ideale e anche ideologica del partito, il parametro solido su cui articolare le scelte contingenti, qualcosa che argini la tentazione di inseguire consenso e occasioni senza una coerenza interna delle iniziative e senza che vi sia una base valoriale come bussola dell’azione politica. La mancanza, la debolezza, la contraddittorietà della radice culturale politica in alcune delle forze parlamentari è causa e motore del populismo, della evidente difficoltà, per la politica italiana, sia nella maggioranza che nell’opposizione, di realizzare delle sintesi non solo apparenti e, quindi, di governare o di prepararsi a governare in alternativa. In una parola: le cause della fragilità della politica. Se in uno schieramento politico c’è la presenza di forze non marginali che fanno del populismo il loro paradigma di azione politica, che non adempiono al compito costituzionale di elaborare una visione di futuro organica e su di essa raccogliere adesione, ma inseguono a qualsiasi costo un consenso effimero e utile nel breve a ottenere cariche, indipendentemente dalla coerenza e dalla concreta fattibilità delle proposte formulate, allora tutti i partiti di quello schieramento saranno forzati all’inseguimento sul terreno del populismo, innescando un circolo vizioso destinato a rendere la politica ancora più fragile e il governo sempre più inconcludente. In Italia vi sono due esempi di questo condizionamento, uno nella maggioranza e uno nell’opposizione, entrambi incarnati dal loro leader. È, infatti, caratteristica delle forze populiste di avere una leadership personale ipertrofica, il cui vigore si nutre della sostanziale mancanza di democrazia interna. Conte nell’opposizione e Salvini in maggioranza disputano lo stesso jeu de massacre, il cui scopo non è quello di promuovere una visione di società ma quello di promuovere l’accesso alle cariche prima di tutto del leader e, di rimbalzo, dei suoi caudatari. Su parole d’ordine di facile presa e del tutto prive di futuro essi inseguono il favore sondaggistico ed elettorale con cui ricattano le altre forze politiche. Il risultato è che il domani degli italiani resta affidato a una sorta di ordalia dei leader, con conseguenze che sono state poste sotto gli occhi di tutti durante il primo governo Conte, quello sostenuto dalla coalizione tra lo stesso Giuseppe Conte e Matteo Salvini. Per la memoria di tutti: quello che aveva abolito la povertà per decreto (ma i poveri non se ne sono accorti), quello dei decreti sicurezza forcaioli e manettari, disinvoltamente smentiti e revocati dal successivo governo Conte due, solo per rammentare due delle “perle” di quella stagione. Ancora oggi, due capipopolo che hanno governato insieme evitano di spiegare come sia possibile essere l’uno un tonitruante oppositore del governo Meloni e l’altro l’ala più oltranzista dello stesso gabinetto. La spiegazione è semplice: quando la spinta non viene da un ideale ma dalla personale brama di potere di un leader, la coerenza non è un valore. E quando un partito non è un partito ma una cordata di aspiranti ai posti di potere, qualsiasi temporaneo sodale va bene, pur di guadagnare la sedia. Il prezzo di tutto questo lo pagano gli italiani: sempre meno informati, sempre meno consapevoli, sempre più sfruttati e impoveriti. Un rimedio diverso dalla palingenesi è difficile da trovare e ancor più difficile da praticare: implicherebbe che partiti e leader che hanno ancora dei rimasugli di cultura politica, di basi teoriche e di visione del futuro, indipendentemente dall’attuale schieramento, iniziassero a confrontare i loro patrimoni ideali e i loro progetti, preferendo il bene comune al leaderismo, avendo finalmente come scopo il bene della Patria, e non le fortune individuali di qualche cacicco. Per quanto incredibile possa apparire, è ancora possibile.