Le querele, Meloni e la banalità del male

di Nautilus

La Presidente del Consiglio ha ritirato la querela nei confronti del professor Canfora che l’aveva accusata di essere “nazista nell’anima” e si sono subito alzati i cori contrapposti delle curve: brava Giorgia! Canfora perseguitato! Tutto bene quel che finisce bene? Meloni, oltre ai comprensibili calcoli su costi e benefici, sembra abbia fatto prevalere l’idea dell’inopportunità per un Presidente del Consiglio di portare in Tribunale chiunque esprima critiche anche dure, perché chi detiene il potere, deve saper sopportare anche gli insulti. Tutto questo Meloni non lo ha detto, ma si può immaginare che sia tra i suoi retropensieri e comunque se lo ha pensato, ha fatto bene. Accusare Meloni di essere nazista in effetti è un’invettiva che si squalifica da sola, non c’è bisogno di un tribunale per dimostrare che è infondata. E tuttavia il march a distanza Meloni-Canfora è apparso come uno dei tanti duelli mediatici tipici della stagione, uno come gli altri e invece c’è qualcosa in più. Perché riassume tante derive poco edificanti che costellano la discussione pubblica. In particolare due. Da una parte il rischio di arrivare ad una corrosione del significato delle parole (in questo caso nazista); dall’altra il moltiplicarsi dei “cattivi allievi”, che potrebbero sentirsi incoraggiati dall’esito bonario della controversia giudiziaria. Sarà sempre il caso di vigilare sulla licenza integrale all’insulto. Del tipo: se Canfora l’ha scampata, dando della nazista a Meloni, perché non contraccambiare con egual moneta verso una Schlein o verso l’Avvocato del popolo? Ogni sera, ai Tg, ascoltiamo scrosci di retorica a dir poco esilaranti: auto-elogi sbracati da parte della maggioranza e urla atterrite da parte dell’opposizione. Me se urli ogni giorno “al lupo al lupo”, quando il lupo arriva per davvero, nessuno ti crede. Siamo in una stagione nella quale abbondano le parole forti, ma scarseggiano gli argomenti forti. Possibile non capire che se urli “nazista!”, non scalfisci l’avversario, mentre gli fai veramente male se dimostri quanto sia arrogante e al tempo stesso incapace. Un mix letale.

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