Di Trapani: « Nel caso dossieraggio i giornalisti parte lesa. Quadro inquietante, fare luce quanto prima.

Intervista al Presidente della FNSI (Federazione Nazionale Stampa Italiana)

di Stefano Amoroso


La tentazione di procurarsi informazioni private, riservate o addirittura segrete, per i più svariati motivi, su altre persone, è vecchia quanto la storia dell’umanità. Tuttavia, in anni recenti, è indubbio che la diffusione delle nuove tecnologie digitali abbia di molto facilitato il compito degli spioni. Inoltre il nostro stile di vita, così frenetico e che ci obbliga a condividere informazioni sensibili con una protezione molto bassa o addirittura inesistente, ha favorito enormemente il compito ai malintenzionati. Per capire meglio cosa si cela dietro i ripetuti scandali di spionaggio a danno di persone famose ed istituzioni del nostro Paese, abbiamo pensato di porre alcune domande a Vittorio Di Trapani,
Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana (FNSI) ilquale ha quindi un osservatorio privilegiato per valutare i contorni e l’effettiva importanza di questo fenomeno.

Presidente Di Trapani, siamo di fronte all’ennesimo caso di dossieraggio a danno di personaggi illustri e di istituzioni del nostro Paese. Cosa ha pensato, nell’apprendere questa notizia?

<<Purtroppo, l’esistenza di traditori, nella storia italiana, non è una novità. Oggi però esistono tecnologie avanzatissime e delle forme di controllo molto più profonde e pervasive rispetto al passato. Ciò pone un grande tema di rispetto della privacy dei cittadini e di sicurezza. Quest’ultima non è in pericolo solo internamente ai confini nazionali, ma anche esternamente, nel confronto con altri Stati>>.

Una parte della stampa è certamente vittima di questi dossieraggi. Tuttavia, almeno in alcuni casi, pare che ci siano dei colleghi che non si facciano troppi scrupoli ad utilizzare notizie di dubbia provenienza, per creare scoop e vendere più copie. Come si può impedire questo malcostume, che, ripeto, riguarda solo una minoranza dei colleghi, senza intaccare la libertà di stampa che è uno dei pilastri della democrazia?

<<Mi pare chiaro che, nel caso Equalize, i giornalisti siano parte lesa. Sappiamo di colleghe e colleghi spiati, controllati ed intercettati. Addirittura, era stata messa in piedi una vera e propria macchina del fango, per screditare i giornalisti che rivelassero verità scomode per qualcuno. A questo punto noi pretendiamo che si faccia chiarezza fino in fondo. La Fnsi è pronta a fare la sua parte e, se qualche collega lo vorrà, siamo pronti a sedere al loro fianco nelle aule di Tribunale per tutelarli ed aiutarli a scoprire la verità. I giornalisti pubblicano le notizie, non le fantasie. O qualcuno è in grado di dimostrare che ci sono giornalisti che commissionano furti di dati e notizie, ed in quel caso vanno puniti severamente, oppure dobbiamo smetterla di puntare il dito contro chi ha un’unica “colpa”: pubblicare le notizie. È un diritto dei giornalisti, ma anche un dovere nei confronti dei cittadini. Numerose sentenze, anche a livello europeo, hanno stabilito il principio secondo il quale, se un giornalista ha una notizia, ha il dovere di pubblicarla previa verifica. Questo diritto-dovere prevale su ogni altra considerazione>>.

Le leggi volute dal Ministro Nordio e dal Governo, per punire i giornalisti che ricevono e diffondono notizie provenienti da attività di spionaggio, possono rappresentare la soluzione del problema? O finiscono solo per creare altri vulnus alla nostra vita democratica?

<<A me pare che ogni scusa sia buona, per questo Governo, per cercare di limitare la libertà di stampa ed il diritto di cronaca dei giornalisti. Se fosse già in vigore la norma che vieta di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare, integralmente od anche per stralci, oggi noi sapremmo molto meno di questa vicenda. Io spero che, invece di applicare nuovi bavagli, Governo e parlamento si fermino e non si arrivi all’approvazione dell’emendamento dell’onorevole Costa>>.

L’Italia, nonostante un consistente aumento negli ultimi anni, risulta ultima nel G7 per investimenti in sicurezza cibernetica. Nello stesso tempo, e credo non casualmente, siamo primi in Europa per attacchi di tipo ransomware. La vulnerabilità italiana è anche un problema di mancati investimenti passati, o comunque di soldi pubblici sprecati?

<<La sicurezza informatica è sicuramente uno dei grandi temi dell’attualità e del prossimo futuro. Il Governo deve chiarire cosa sta avvenendo e come sia stato possibile che dei criminali abbiano potuto rubare una mole impressionante di dati sensibili fin dentro le stanze più protette e teoricamente inviolabili della Repubblica Italiana. E, soprattutto, il Governo deve spiegare cosa intende fare per evitare che situazioni del genere si ripetano, e per rafforzare la capacità di resilienza informatica del nostro Paese. Questa vicenda dimostra, tra le altre cose, che c’è un grande tema di mancanza di sicurezza informatica e digitale nel nostro Paese>>.

Come possiamo uscire da questa brutta situazione, secondo lei?

<<Da cittadino sono certo che la magistratura farà fino in fondo il proprio mestiere. Quello che spetta a noi, come operatori del mondo dell’informazione, è gettare luce su questa vicenda e non lasciare zone d’ombra. Ma la cosa più importante è che continuiamo ad informare, ad indagare ed a far emergere la verità, come si sta facendo in questi giorni>>.

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