di Franco Tocco
Sentirsi responsabili e custodi di una identità di valori e soprattutto della storia del nostro Paese: qui c’è il senso dell’essere socialista, in un partito erede di una storia gloriosa che sembrava pian piano sparire dal centro della politica nazionale ma che tenacemente sta rialzando la testa, combattendo contro quella “mala politica”, quella dei populismi, che vorrebbe i socialisti relegati nell’oblio. Del resto il socialismo è stato il portatore ed il custode di principi, valori intellettuali e politici quali l’uguaglianza, la libertà, i diritti, per le generazioni che si sono affacciate o che hanno vissuto il ‘900 come secolo della scoperta e del progresso. Oggi i figli di quella storia che ha segnato positivamente il secolo scorso sono chiamati ad un nuovo impegno; hanno il compito di applicarsi nello studio e nell’approfondimento delle situazioni di difficoltà nelle quali le persone vivono il proprio quotidiano, offrendo loro soluzioni che consentano di non rimanere indietro, in una società impegnata in una vorticosa e rapida trasformazione. Ed è necessario, proprio per queste ragioni, tenere i piedi ben piantanti sull’oggi. Da piccolo imprenditore quale sono, mi sono impegnato a seguire le dinamiche delle attività produttive del mio territorio come consigliere comunale. La pandemia ha ulteriormente segnato una situazione di importante difficoltà nella quale le piccole imprese si trovavano già dalla grande crisi del 2008, che ora si accentua anche con la situazione di instabilità data nel panorama internazionale dalla guerra in Ucraina. L’aumento pazzesco dei prezzi della materie prime ed il conseguente aumento dell’inflazione, non fanno che acuire questa grave situazione. La risposta dovrebbe essere un lavoro sinergico messo in campo dallo Stato, dalle associazioni di categoria, dalle forze politiche; una sorta di chiamata generale, per affrontare e risolvere problemi che hanno anche una matrice antica, ma che incidono nel presente in modo assai negativo. E poi, in questa società che sul piano dell’economia, ma non solo, arranca, ci sono loro, i giovani; i tanti che, dal mio territorio, si vedono costretti a emigrare in altre regioni o Paesi esteri, in cerca di maggiore fortuna dopo gli studi, senza alcuna possibilità di scelta alternativa. Questa la vivo come una atroce sconfitta. Il PSI non può non occuparsi di questo settore di popolazione così importate per il futuro; ecco perché dovremo continuare a batterci perché il lavoro, concreto, tutelato e dignitoso, ritorni ad essere tra i temi principali dell’agenda politica in questo Paese.