Craxi, i giornali ultimi giapponese in un ostracismo ormai superato

di Nautilus

Il venticinquesimo anniversario della scomparsa di Bettino Craxi ha fatto segnare un evidente, diffuso disgelo. Chiunque abbia vissuto il trentennio seguito al crollo della Prima Repubblica, ricorda bene l’ostracismo che ha circondato a lungo la figura di Craxi e più in generale i socialisti italiani. In certe situazioni anche solo pronunciare questi termini era diventato un azzardo. Questo assedio si è via via allentato e quest’anno alcuni eventi hanno sublimato questo approccio più laico. La Rai ha trasmesso, addirittura in prima serata su Rai1, il film di Gianni Amelio “Hammamet”. Ma anche eventi istituzionalmente rilevanti come il messaggio del Capo dello Stato Sergio Mattarella, che prima di oggi mai si era pronunciato sul tema Craxi. Neppure in occasione dei vent’anni dalla scomparsa. Un messaggio nel quale, come sempre, ogni parola è perfettamente ponderata e quindi, a maggior ragione, pesa un giudizio che riconosce a Craxi la “rilevanza”, l’“autorevolezza”, la capacità di incidere sulla competitività del Paese. Un intervento significativo su un personaggio ancora controverso: logico attendersi sui giornali spazi adeguati, commenti. Nulla di tutto questo: trafiletti in pagine interne: Repubblica a pagina 16, Il Messaggero a pagina 12, il Corriere della Sera addirittura a pagina 23. In diverse emittenti televisive si è tornato a parlare di Craxi. Almeno cinque libri, sia pure con qualità diverse, hanno restituito il personaggio, o più spesso, momenti della sua azione. I giornali hanno guardato altrove. Il motivo è semplice: i quotidiani sono diventati la quintessenza del conformismo. Pensano di fronteggiare la caduta diffusionale, inseguendo i lettori e i loro gusti presunti. I giornali preferiscono inseguire l’umore dei mesi precedenti, senza accertarsi se quell’umore sia cambiato. Alla fine anche un curioso contrappasso: da vivo, Craxi subì il conformismo giustizialista di tutti i media e ora, beffa delle beffe, sulla piena rivalutazione della sua figura pesa un certo conformismo impaurito e conservatore dei giornali. Ma per fortuna non tuti i giornali sono uguali e per fortuna la discussione pubblica scorre anche altrove.

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