“Il ritiro dell’adesione della Turchia dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne da parte di Erdogan è un fatto inaccettabile. Dovunque in Turchia centinaia di donne e uomini sono scesi in piazza per protestare contro una decisione che ci fa pensare che si sia acconsentito alle pressioni di forze politiche autoritarie”. Lo ha affermato il segretario del Psi, Enzo Maraio, che oggi ha manifestato in un sit in insieme a militanti del Psi (nel rispetto delle norme anti contagio), per protestare contro il ritiro della Repubblica di Turchia dalla “Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica”. Contemporaneamente al sit in, dove sono intervenuti Andrea Silvestrini, Regina D’Eramo, Gabriella D’Angelo, Cristina Grancio, Sonia Fantilli, Giorgia Natalini, Maria Antonietta Certo, si è svolta una maratona on line, con la rubrica socialista ‘Face to face’, condotta dalla responsabile della comunicazione del Psi, con ospiti collegati da remoto: Pia Locatelli, Elisa Ratti, Luigi Iorio, Bobo Craxi ed altri.
Il segretario del Psi ha aggiunto: “Facciamo nostre le preoccupazioni del presidente del consiglio Draghi che oggi in Aula ha sostenuto che si tratta di un ‘grave passo indietro’.
Abbiamo chiesto giorni fa all’ambasciatore Turco in Italia Murat Salim Esenlì un appuntamento per poter ribadire che per noi i valori della democrazia e della libertà non si possono barattare – ha aggiunto Maraio – e la risposta del rappresentante del governo turco ci ha ulteriormente preoccupati – afferma Maraio – perchè le parole dell’ambasciatore che affermano che i diritti delle donne sono garantiti in Turchia, non sembrano avere riscontro nella realtà e nelle proteste di piazza. Chiediamo all’Europa di intervenire immediatamente per evitare che tutto questo si trasformi in una sorta di ‘legalizzazione’ di violenza sulle donne. Ai vertici del Pse – ha concluso Maraio – chiediamo di mettere in campo ogni azione comune perchè la Turchia riveda questa decisione: nel Paese di Erdogan nell’ultimo anno ci sono stati almeno 300 femminicidi e 170 donne sono morte in circostanze sospette”- ha concluso.