di Enzo Maraio
La vittoria alle regionali in Sardegna ha finalmente aperto una fase nuova per il centrosinistra, confermando che nei sistemi maggioritari si vince con candidati spendibili, con coalizioni più ampie possibili e con un programma chiaro e sostenibile. Insomma poco spazio alle divisioni e la convinzione che si può tornare credibili e vincere le elezioni, anche e non solo in Abruzzo. Dopo la sconfitta in Sardegna, invece, la destra cerca di blindare l’Abruzzo con un provvedimento spot, promettendo le risorse per il raddoppio della linea ferroviaria Roma-Pescara. Uno schema già visto in altre occasioni, un uso distorto del potere per garantirsi il consenso. Vergognoso perché le risorse trovate immediatamente per dare un argomento vincente all’uscente governatore Marsilio, vengono sottratte di nuovo ad altre opere per il Sud. Un’idea politica ormai consolidata, quella di emarginare una parte del Paese. Una manovra, questa, chiaramente politica. O forse, una scelta necessaria dopo aver subito il colpo delle regionali in Sardegna. Il rischio che l’Abruzzo cambi le carte in tavola è reale e sarebbe l’inizio di un effetto domino che presto potrebbe rivedere protagonista il centrosinistra. La Sardegna, con la vittoria della neo presidente Todde, ha aperto una nuova prospettiva: il Pd ha forse deciso di fare realmente il federatore della sinistra e di prestare attenzione a tutte le sensibilità. Dagli ambientalisti ai movimenti civici e di ispirazione moderata, fino ai socialisti riformisti. Eccolo il campo largo, o come direbbe Conte, il “campo giusto” sul quale battere la destra. Un terreno fertile, un campo nel quale il Partito Socialista Italiano ritorna con il suo simbolo sulla scheda elettorale, così come è stato alle regionali nel Molise, nel Lazio, in Sardegna e oggi in Abruzzo. Un simbolo che è l’emblema di un progetto politico più ampio, che abbiamo deciso di portare avanti rivendicando la nostra storia, i nostri valori, la nostra autonomia. C’è bisogno di socialismo e oggi più che mai è necessario per affrontare i nuovi totalitarismi che minacciano l’Europa. Anche per questo, a Roma, abbiamo voluto fortemente il congresso del Pse e votato Nicolas Schmit quale Spitzenkandidat dei socialisti europei. E proprio dall’Italia è partito un forte messaggio al Ppe e ad Ursula Von der Leyen, quello che i socialisti non si alleeranno mai con alcun tipo di destra.