di Nautilus
Luciano Canfora è un vecchio ammiratore di Stalin ma, in campo storico, è un intellettuale raffinato, un filologo abituato a leggere e a ricostruire la “verità” di documenti antichi e dunque ha fatto scalpore la sua invettiva contro la Presidente del Consiglio: “È neo-nazista nell’animo“, un’affermazione che ha spinto Giorgia Meloni a querelare lo storico. A partire dal 16 aprile la parola è ai tribunali e sul caso giudiziario in tanti (da Marco Gervasoni a Mattia Feltri, da Massimo Gramellini e Walter Vecellio) hanno giudicato eccessiva la denuncia da parte della Presidente del Consiglio. L’argomento usato è questo: nei Paesi liberali, chi detiene il potere, proprio perché detiene il potere, è “costretto” a subire le critiche e, dunque anche gli insulti più feroci. E ancora: chi guida un governo non può fingere di essere un cittadino comune, perché in un tribunale, si esprime un divario tra le diverse parti. Argomenti forte, anche se con questa logica un Presidente del Consiglio, in nome della libertà di invettiva, può diventare il bersaglio delle critiche più assurde. Ma il punto politico non è questo. Con tutta evidenza Giorgia Meloni non è “neonazista”. Ma se l’opposizione al governo si lasciasse trascinare nelle definizioni infondate dei suoi intellettuali, la conseguenza è presto detta: le invettive saranno sempre più derubricate dall’opinione pubblica come sparate e poi quando arrivasse il momento di alzare la voce, ma di alzarla per davvero, il suono che uscirà dalla bocca sarà stridulo, non credibile. Perché in tanti penseranno: sarà vero, se sono gli stessi di Meloni neo-nazista? Per la verità questo pericolo le opposizioni politiche non lo corrono, nessuno dei suoi leader ha mai usato questi termini, neppure in versioni più attenuate, come quella di definire Meloni “neo-fascista”. Epiteti utilizzati da giornali e intellettuali, più interessati a proporsi come nemici “puri” del male, che a definire bene e combattere meglio il governo. Finora i cattivi maestri non hanno trovato allievi. Un buon segno della politica, speriamo duri.