di Nautilus
Nel lontanissimo 2 giugno 1946 per la prima volta votarono in Italia tutti i cittadini e da quel giorno – puntualmente e ininterrottamente – gli emiliano-romagnoli e gli umbri hanno votato a sinistra e le amministrazioni di quelle città e di quelle Regioni sono quasi sempre state in mano a socialisti, comunisti, ulivisti. Certo, come in ogni democrazia, ogni tanto si sono verificate significative interruzioni, ma si è trattato di eccezioni temporanee. Accadde a Bologna col sindaco Giorgio Guazzaloca, si è ripetuto in diversi Comuni (come Ferrara o Forlì o come Perugia e Terni) e una volta anche nella Regione Umbria. Il voto del 17 e 18 novembre ha riportato le bocce al punto di partenza: le forze di sinistra hanno vinto le due elezioni regionali. Il compiacimento ci sta tutto, soprattutto nel caso dell’Umbria, dove il cambio di mano era stato marcato negli ultimi anni: la destra aveva conquistato le due città principali e la Regione. Ma il ritorno a casa delle due Regioni rosse va interpretato come l’inizio di una rimonta nazionale solo a certe condizioni. Certo, nelle regioni nelle quali la sinistra è da sempre forte, si è fermata l’inversione di una tendenza storica e oggigiorno questa è già una notizia. Ma non più tardi di alcune settimane fa in Liguria, tutto cospirava per una rivincita del centrosinistra e si è visto come è finita. Non hanno pagato le divisioni interne al cosiddetto campo largo. Non si può negare che il nuovo Presidente della Regione Emilia-Romagna Michele De Pascale abbia una fisionomia politica anti-retorica e sanamente pragmatica, così come la presidente umbra Stefania Proietti è stata la sindaca della città di San Francesco: hanno vinto due sindaci con identità diverse da quelle di tutte le leadership nazionali della sinistra. Immaginare che diventino dei modelli, proprio perché hanno vinto due sfide, giocando in “casa”, è da vedere. E tuttavia anche la netta sconfitta Dem negli Stati Uniti dice che per la sinistra il mix tradizionale non basta più. Bisognerà sapersi reinventare, tutti, ma non finirà mai di restare valido il modello imprescindibile: quello di una forte sinistra di governo che sappia presentarsi credibile e tosta: questo sembra essere il nuovo binomio vincente.