Un provvedimento ad personam

di Daniele Unfer

“Non è sicuramente questo che farà litigare il centrodestra e non è questo che mi toglie il sonno” fatto sta che Salvini non parla d’altro. Se ne discute, stranamente solo da qualche settimana in un contesto apparentemente avulso dalla contingenza politica. Invece è più attuale che mai: il terzo mandato per i sindaci. E lo è in modo particolare, quasi esclusivo nel centrodestra, che piega come ha sempre fatto in questi ormai non pochi mesi di governo, il dibattito ad uso, consumo ed interesse interno. In particolare il capo pro-tempore della lega, Salvini che teme, anzi ne ha la certezza, un ribaltamento dei rapporti di forza nel centro destra, allora corre ai ripari come può. De Gasperi diceva che gli statisti guardano alle future generazioni e non alle elezioni. Senza scomodare e senza volere far paragoni improponibili, qui siamo al paradosso, con Salvini che prende ogni sua decisione con un occhio al calendario politico. Gli esempi non mancato. Ieri, per esempio, il Ponte sullo stretto, sulla cui realizzazione, è meglio ricordarlo, era fortemente contrario, e oggi si trova alla guida del ministero che dovrebbe realizzarlo. In passato, diciamo in tempi non sospetti, sul terzo mandato non si era espresso ma semplicemente perché non ne aveva l’interesse. Oggi invece il turno elettorale regionale ed amministrativo può rappresentare un ulteriore sconfitta per il suo partito, a cominciare dalla Sardegna ove ha dovuto subire in fase di selezione la bocciatura del suo candidato di coalizione a vantaggio di quello imposto, dall’alto della forza dei numeri, da Fratelli d’Italia. Il Veneto inoltre rappresenta un doppio problema per Salvini. Non poter candidare Zaia toglie forza alla Lega in una delle sue storiche roccaforti e inoltre lascerebbe un esponete di peso libero e disponibile per una potenziale corsa alla segreteria del partito. Un concorrente interno con grande forza e con una parte consistente dell’elettorato leghista potenzialmente pronto a seguirlo. Inoltre Zaia ha costruito negli anni una fiducia consolidata con delle parti più produttive del Paese. Una bella grana per Salvini. Insomma una battaglia tutta politica interna alla maggioranza. Salvini sta facendo questa battaglia per terzo mandato ma in realtà l’obiettivo è la Meloni che vuole mettere le mani sul Veneto. Una discussione che si sta svolgendo a Roma con gli occhi puntati sulle regioni contese e che vede il punto di caduta nel rapporti di forza tra premier e vicepremier. Altro che autonomia differenziata, si tratta più di centralismo autoritario. Una battaglia insomma che potrebbe avere il suo momento di caduta più forte dopo le elezioni europee. Ma come sappiamo il potere è un ottimo collante che spesso fa dimenticare dissidi e dissapori.

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