Strage di Bologna. Una ferita profonda

di Francesco Bragagni

Il 44° anniversario della strage di Bologna giunge a un mese di distanza dalla sentenza della Corte d’assise d’appello che ha confermato l’ergastolo per Paolo Bellini, facendo luce su quella che Sandro Pertini, da Presidente della Repubblica accorso sul posto, definì “l’impresa più criminale che sia avvenuta in Italia”. Lo sdegno di Pertini sembra ancora ribollire nell’afoso piazzale della stazione che ospita la cerimonia di ricordo, da sempre contraddistinta da forti polemiche. È la prima volta che partecipo a questa sentita manifestazione, in cui la città tutta si ferma per ricordare una ferita ancora profondissima, come echeggia dalle parole di Paolo Bolognesi, Presidente dell’associazione dei familiari delle vittime. Bolognesi riconosce l’importanza delle recenti sentenze, ma è ben visibile la sua rabbia nei confronti delle Istituzioni L’inaccettabile balletto attorno alla nuova legge sui benefici economici ai familiari fa sì che gli stanziamenti siano incredibilmente ancora bloccati, e se si pensa ai decenni trascorsi da questo tragico evento, si può ben comprendere il disappunto dei familiari, già provati dai tanti tentativi di oscurare la verità. La prima delle false versioni arriva poche ore dopo la bomba che il 2 agosto 1980 mette fine alla vita di 85 persone e ne ferisce oltre 200, alcune delle quali tuttora in cura. È la teoria dello scoppio di una caldaia, per fortuna subito accantonata per lasciare spazio alla ricostruzione della strage fascista, accertata ma purtroppo per molto tempo parziale, perché priva dei nomi dei mandanti e dei responsabili di depistaggio. Solo negli ultimi anni, faticosamente, alle condanne degli esecutori materiali si è aggiunta una verità processuale che esclude la versione della vendetta palestinese, costruita a tavolino da esponenti dei servizi segreti e accreditata negli anni ‘90 da Cossiga. La interminabile serie di procedimenti giudiziari ci porta ora a poter dichiarare colpevoli come esecutori materiali Luigi Ciavardini, Francesca Mambro, Giusva Fioravanti e Gilberto Cavallini, appartenenti ai NAR, insieme al citato Bellini, una intensa carriera criminale che va dal terrorismo nero ai rapporti con la mafia. Ma è la lista dei mandanti e finanziatori della strage che fa impallidire: vi si trovano i deceduti Licio Gelli, Mario Tedeschi e Umberto Ortolani, protagonisti di episodi bui del nostro Paese, dalla loggia P2 al crac del Banco Ambrosiano e l’agente segreto Federico Umberto D’Amato. Rei di depistaggio l’ex capitano dei Carabinieri Piergiorgio Segatel e Giovanni Catracchia, già amministratore di condomini nella romana via Gradoli, particolare inquietante che lega la strage all’omicidio di Aldo Moro, un altro dei drammatici momenti della storia italiana.

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