di Enzo Maraio
La manovra delle discrasie. Da una parte una narrazione costante e martellante sulle magnifiche e progressive sorti di un Paese che nella fantasia del Presidente del Consiglio naviga a gran velocità alla testa dell’Europa. Dall’altra parte i fatti e la triste realtà di un’economia ferma e ancora più umiliata da una manovra che non investe ma anzi sottrae risorse e capitali. È forse la prima volta che una manovra mette d’accordo sindacati e associazioni datoriali. Imprenditori e lavoratori entrambi penalizzati da un governo senza visione sul futuro e che guarda invece alle piccole corporazioni più vicine alle simpatie politiche del partito che esprime la presidenza del consiglio. Permane la logica del quartierino e degli interessi di parte. Meloni si vanta di un Paese in cui sale l’occupazione. Ma non sale il Pil: questo vuole dire che la ricchezza complessiva non aumenta e quindi l’occupazione che si crea è povera. Il lavoro povero è un vero dramma. Chi lavora non sempre ha la possibilità di avere una vita dignitosa. Un controsenso in termini. La risposta dei sindacati resta con tutta la sua forza ma si schianta sul muro dell’indifferenza di un governo che non pensa al Paese ma al potere. Anzi, troppo spesso dal governo la risposta ai lavoratori che decidono di scioperare non è la ricerca di un dialogo, un approfondimento sulle difficoltà messe in luce da chi lavora o il tentativo di ricercare un compromesso, bensì uno strenuo attacco al diritto stesso allo sciopero, mettendo all’indice i sindacati che coordinano i lavoratori in protesta e denigrando questi ultimi, rei di impedire lo svolgersi delle attività quotidiane dei cittadini. Clamoroso poi il caso dei medici in sciopero. Essi rispondono al giuramento di Ippocrate. È difficile che scendano nell’agone politico. Ma vedendo lo scempio che si abbatte sulla sanità pubblica sono stati costretti a scendere in campo per difendere la dignità non del loro lavoro, ma della sanità italiana e del diritto alla salute. I sindacati dopo il confronto a Palazzo Chigi hanno confermato lo sciopero, ma come risposta dall’esecutivo si pensa ad allargare i tempi per il concordato. Insomma i condoni restano l’unico punto che mette d’accordo un Governo diviso su tutto. Serve altro a questo Paese. Serve anche un centrosinistra che ragioni non solo da opposizione ma anche da alternativa, spiegando alla gente cosa farebbe e in che modo cambierebbe una volta al governo di un Paese altrimenti destinato allo sfascio.