Scricchiola il Ponte sullo Stretto

di Andrea Follini

Il fondo opere infrastrutturali finanzierà, come altre infrastrutture, anche il Ponte sullo Stretto. Il profilo temporale dell’impegno economico dipende dal profilo temporale del progetto e dei relativi stati di avanzamento; il Ministero delle Infrastrutture ha trasmesso una scadenza temporale all’impegno e quindi sicuramente nel 2024 ci sarà un primo stanziamento connesso all’effettivo allestimento del Cantiere”. Giancarlo Giorgetti, Ministro dell’Economia e delle Finanze, è certamente uomo prudente; e si legge tutta la prudenza necessaria in queste dichiarazioni, rilasciate in conferenza stampa dopo il Consiglio dei Ministri della scorsa settimana, durante la quale il responsabile del MEF ha illustrato le linee della nota di aggiornamento al Documento Economico Finanziario che porterà a stilare la Legge di Bilancio per il prossimo anno. Una manovra che sappiamo non sarà espansiva; la necessità di reperire risorse in un momento particolarmente difficile per l’economia italiana, con l’inflazione galoppante e lo spread che rimbalza, sarà impresa ardua e tutti nella maggioranza, a cominciare dalla premier Giorgia Meloni, raccomandano rigore e serietà. Dev’essere per questo che lo stesso Giorgetti ha già dichiarato che laddove non vi fossero i necessari tagli alla spesa nei ministeri come da lui indicato, sarà egli stesso ad eseguire quei tagli. Una spending review importante è quella che il Ministro si aspetta. Come a dire che, per far quadrare i conti, tutto può essere rimesso in discussione. Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina e la sua futura realizzazione, di cui in più occasioni ci siamo occupati dalle pagine di questo giornale, sono stati oggetto in queste ultime settimane di parecchie attenzioni, sia per il costo particolarmente elevato dell’opera (13-14 miliardi di euro), sia per il continuo conflitto tra possibilisti e detrattori. Noi ci siamo sempre impegnati per mettere a disposizione del lettore ogni informazione ed ogni punto di vista, per permettere di crearsi una propria opinione. Lo scorso 30 settembre il consorzio Eurolink, composto dall’italiana Webuild, la giapponese IHI Corporation, la spagnola Sacyr e da altre imprese più piccole, ha consegnato nei tempi previsti la documentazione di aggiornamento del progetto definitivo alla società Stretto di Messina, modernizzando il progetto del ponte, dei suoi collegamenti stradali e ferroviari, rispetto alle più recenti evoluzioni tecnologiche ed alla rispondenza alle più recenti norme tecniche per le costruzioni. Salvini continua a ribadire che la cantierizzazione dell’opera partirà dall’estate del prossimo anno, cioè poco dopo le elezioni europee del 9 giugno; ha anche già invitato alla cerimonia (ennesima) della posa della prima pietra, la commissaria europea ai Trasporti, la rumena Adina Velean. Molto meno possibilista è parso Tommaso Foti, voce autorevole di Fratelli d’Italia, secondo il quale nel corso del 2024 si arriverà probabilmente forse alla sola progettazione esecutiva, la cui data ultima di presentazione da parte del consorzio Eurolink è il 31 luglio 2024. Salvo poi correggere il tiro: “Il ponte sullo Stretto di Messina, opera a cui sono stato sempre favorevole non solo a parole, ma anche nei fatti, avendola sostenuta e approvata ai tempi dei governi Berlusconi, costituisce un’infrastruttura idonea ad essere parte del corridoio scandinavo-mediterraneo, e ciò in linea anche con il voto recentemente espresso dalla Commissione Trasporti del Parlamento Europeo. La mia risposta alla domanda di un giornalista in ordine al finanziamento dell’opera – continua Foti -non voleva esprimere alcuna chiusura verso la stessa, ma soltanto evidenziare che i fondi per la sua realizzazione saranno spalmati in ragione di un programma pluriennale di spesa. Qualora nel 2024 dovesse esserci la posa della prima pietra ne saremmo chiaramente felici tutti, il che non contrasta affatto con l’affermazione da me resa secondo cui “allo stato mi sembra che non abbiamo un progetto esecutivo, poi io non mi occupo di progettazione. Prudenzialmente posso pensare che nel 2024 ci possa essere il progetto esecutivo”. Un rientro nei ranghi piuttosto concitato. Ma siccome ciò che conta davvero sono i soldi, bisognerà attendere l’approvazione della legge di bilancio per sapere se, come vorrebbe Salvini, nel documento troverà copertura l’intera opera per circa 12 miliardi di euro oppure, cosa assai più probabile, se in finanziaria leggeremo solo una prima tranche di finanziamento, si dice attorno ai 2 miliardi, come pare anticipare Giorgetti. Quest’ultimo rappresenta di certo il volto di una Lega di governo, contrapposta ad una Lega frontista, che è quella che Salvini tende a rappresentare: un animo moderato, riflessivo, realista il primo; uno abituato a spararla grossa, tanto poi qualcuno ci metterà una pezza, il secondo. Insomma, una Lega di piazza e di governo, con due facce, ciascuna delle quali da presentare a seconda della necessità. Quella del finanziamento parziale dell’opera nella legge di bilancio, non è certo cosa di poco conto, considerando che anche in passato finanziamenti di questo tipo per il Ponte si sono risolti con un nulla di fatto in concreto, se non studi su studi. Ma l’impegno di tutti i fondi necessari, unica via per dare certezza che si fa sul serio, sarebbero “tanta roba”, per una manovra così in affanno. È sicuro, così come Salvini, che tutto il finanziamento troverà capienza nella legge di bilancio anche il più strenuo difensore dell’opera, l’”uomo del Ponte” calabrese, il vice capogruppo della Lega alla Camera, Domenico Furgiuele: “Giorgetti e Salvini sono stati chiari: nella legge di bilancio ci saranno le risorse per il Ponte sullo Stretto. Saranno distribuite nelle diverse annualità, in relazione al cronoprogramma elaborato dalla Società e dal MIT – ha commentato il deputato calabrese in una nota all’AGI – Le chiacchiere stanno a zero, la Lega passa sempre dalle parole ai fatti”. Nel frattempo c’è chi continua a ritenere l’opera un’inutile spreco. In una dichiarazione rilasciata ad Italpress Alfonso Pecoraro Scanio, più volte ministro dell’Ambiente, ha affermato: “Il Ponte sullo Stretto di Messina è una truffa mangia soldi.” E ancora: “Il ponte che vuole sbandierare Salvini per raccattare i voti per le elezioni europee è una promessa oramai ammuffita, di almeno sessant’anni, che non regge dal punto di vista tecnico”. Un’altra voce contraria da sempre è quella del leader di Europa Verde Angelo Bonelli, che annuncia una interrogazione parlamentare sulla nomina del comitato tecnico scientifico voluto da Salvini, coordinato dal professor Alberto Prestinizi, ordinario di Ingegneria della Terra alla Sapienza di Roma, che già si era occupato del Ponte per conto della società Stretto di Messina dal 2001 al 2012 e definito dal Bonelli un negazionista climatico. Il parlamentare ha anche presentato una proposta di legge per fare dello Stretto e della Costa Viola un Parco Nazionale, cosa che ovviamente renderebbe impossibile la realizzazione del Ponte. Mentre la saga continua, non mancano e non si possono accantonare le quotidiane necessità delle due comunità affacciate sullo Stretto, specie in tema di mobilità: da una sponda prevale l’epicità dei viaggi in treno all’interno dell’isola siciliana; dall’altra la speranza di una veloce realizzazione dell’alta velocità ferroviaria nel continente sino a Reggio Calabria. Il Ponte, come spesso si è detto, non è solo “il ponte”; l’infrastruttura che mette in collegamento la Sicilia e la Calabria con il resto del Paese e, su su verso il nord Europa, è un’opera che nel complesso consentirebbe, se accuratamente accompagnata, un considerevole aumento del Pil per quelle regioni e di riflesso per l’intera economia italiana, unitamente alla realizzazione di una serie di infrastrutture collegate non differibili per questi territori. Territori, in modo particolare i Comuni di Messina e di Villa San Giovanni, con i quali la società Stretto di Messina ha annunciato l’avvio di tavoli tecnici di confronto. C’è da fare insomma i conti con la realtà ed a ciò si deve probabilmente la prudenza di Giorgetti. La neo risorta società Stretto di Messina ha riunito intanto, sempre la scorsa settimana, il suo consiglio di amministrazione, alla presenza del Ministro delle Infrastrutture, nel quale sono stati analizzati lo stato di avanzamento e gli importanti risultati raggiunti per il progetto del ponte e la riorganizzazione aziendale.

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