Riscrivere i trattati per una Europa più forte

di Francesco Pitrelli

È appena trascorsa, lo scorso 9 maggio, la Giornata dell’Europa, data che ricorda la storica dichiarazione del ministro degli esteri francese Robert Schuman con la quale delineava il futuro di una collaborazione politica nel nostro continente, preludio a quell’Unità di cui oggi sono minacciate le basi stesse, da parte di forze politiche che vorrebbero tornare ai sovranismi nazionali. Siamo ad un mese dalle elezioni europee, quindi il momento più importante per una riflessione sull’importanza di raggiungere invece l’obiettivo dell’Europa federale, quella sognata da Turati pensando alla creazione degli Stati Uniti d’Europa. In questo contesto, il tema della necessità di riformare i trattati europei, per adeguarli alle necessità di un mondo in rapida e continua evoluzione, non prende piede, e ciò è decisamente un male. Perché, di fatto, tutto ruota proprio attorno ai trattai e, per com’è strutturata l’Unione Europea, il processo di modifica non è per niente facile da costuire e lo sarà ancor meno se il Partito Popolare Europeo, che viene indicato dai sondaggi come primo partito europeo anche dopo queste elezioni, stringerà un accordo per la composizione della Commissione europea, con i Conservatori e Riformisti – la destra blu scura -. Senza la riforma dei trattati l’Europa non arriverà mai a partecipare con un’unica voce in politica estera, lasciando quindi i singoli Stati a sostenere unicamente i propri interessi internazionali, come succede in gran parte ancora oggi. Senza la riforma dei trattati non potremo mai avere una Federaziona europea, che per essere costruita di per sé avrà bisogno di un lavoro che duri a lungo, con l’obiettivo di integrare al meglio i ventisette Paesi – se nel frattempo non aumenteranno -. Quindi, finché i ventisette non si riuniranno a Bruxelles per dare mandato al Parlamento Europeo di revisionare la struttura dell’Unione, continueremo a vivere in questo stallo senza reali prospettive future, in un mondo che cambia molto velocemente, troppo per i tempi europei. Questo passaggio, necessario quindi, è di vitale importanza per l’Europa e per tutti noi cittadini. Già nel 1972 Pietro Nenni disse “vincere o perdere la battaglia per l’Europa ha un’importanza fondamentale per noi socialisti” e questa frase vale anche oggi, soprattutto oggi che il primo baluardo per la difesa dei lavoratori e delle fasce più deboli della popolazione, è proprio l’Europa. Con gli Stati Uniti d’Europa i socialisti potranno portare avanti con maggior forza le battaglie per i diritti dei lavoratori, i diritti dei cittadini, dai servizi pubblici alle libertà individuali. Questa deve essere la nostra prospettiva, perché in un mondo sempre più interconnesso i grandi problemi necessitano di grandi soluzioni, che i singoli ventisette non sono nelle condizioni di fornire ai propri cittadini. Possiamo analizzare tutti gli scenari possibili del futuro: un’ipotetica invasione della Russia nell’area baltica o nell’area caucasica, l’allargamento del conflitto in Medio Oriente, l’inasprimento della tensione fra Cina, Stati Uniti e gli alleati occidentali in Asia, possiamo discutere della crisi climatica, di crisi economiche, di crisi sociali, quali la crisi della sanità pubblica e la crisi abitativa, ma fintantoché non verrà portata avanti e approvata la riforma dei trattati europei, ad oggi solo dei palliativi possono essere messi in campo. L’Europa federale rappresenta quindi il nostro futuro, il nostro scenario migliore possibile per affrontare i problemi di oggi e prepararci per quelli di domani. E dalla parte del futuro e del progresso ci sono da sempre i socialisti, che non mancheranno di lanciare il giusto impulso perché questa fase di riforma si avvii. Ecco perchè diventa importante, in questo mese che separa dalle urne, svolgere una intensa campagna elettorale, contribuendo a costuire le condizioni che consentano, nella prossima legislatura, di fare sedere più socialisti possibile nei banchi del Parlamento europeo, bloccando il tentativo delle destre euroscettiche blu scure e nere, i Conservatori e Riformisti e Identità e Democrazia di riportarci al caos degli Stati nazione, di un’Europa debole, divisa, isolata e meno democratica, ancorata alla storia e senza prospettive, come se il tempo non scorresse in avanti.

 

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