Più di tutto mi ricordo il futuro

di Enzo Maraio

Più di tutto mi ricordo il futuro” disse una volta lo scrittore e pittore Salvator Dalì. È questo lo spirito con il quale ci accingiamo a vivere i 25 anni della scomparsa di Bettino Craxi. Raccontare il leader socialista, vero costruttore di futuro, è proiettare idee concrete nell’oggi e nel prossimo decennio. È finito, per fortuna, il furore giustizialista che ha distrutto la prima Repubblica e quegli anni, da parte di una larga parte della opinione pubblica, vengono letti con più oggettività, in particolare per la questione socialista. Oggi una sfida più grande che si pone nella scia del lavoro avviato: riportate a sinistra Bettino Craxi. Mi colpì, due anni fa, una sintesi del ‘Corriere della Sera’ che commentando le iniziative di Hammamet titolava “Il centrodestra italiano omaggia Craxi”. Diciamocelo, un coraggio che la sinistra italiana mai ha avuto in questi anni. È il tempo di cambiare registro. Chiederemo alle forze politiche, al centrosinistra ed ai compagni del Pd, di misurarsi sui fatti. Partiremo dalle riflessioni sulla politica estera. È di moda, in questi giorni, accostare alcune scelte del Governo Meloni alle intuizioni di Craxi. Apprezziamo ma non è così. La politica estera di un Paese non è intrattenere buoni rapporti ‘personali’. È altro. Craxi non partiva dall’amicizia ma dalla politica, non elemosinava inviti a cena, costruiva un’idea di Italia, difendeva l’autonomia, lavorava ad una centralità nel Mediterraneo. È il Craxi di Sigonella che arriva allo scontro con gli Usa per poi ricevere la lettera di Reagan, quel famoso ‘dear Bettino’. È il leader degli ‘euromissili’, è quello protagonista nella vicenda del Medio Oriente. Oggi, al netto di qualche banchetto, siamo assenti in Palestina, irrilevanti sull’ Ucraina. Non sarà il solo tema che affronteremo in questo anno. Ripartiremo dall’idea della Grande Riforma per smascherare le contraddizioni di oggi. Il presidenzialismo di Craxi non calpestava la Costituzione e poggiava su un sistema di contrappesi. Esistevano i partiti, era centrale il Parlamento. A chi si innamora oggi di ‘elezione diretta’ diciamo che i socialisti ci sono se sitorna alla centralità della politica, se si dà piena attuazione all’articolo 49 della Costituzione, se si torna a celebrare i Congressi, al finanziamento pubblico, alle preferenze. In questo anno ci confronteremo con i partiti del centrosinistra sull’idea di alleanza. Craxi mai ha avuto l’idea dell’autosufficienza, ha animato l’idea di una coalizione. Ha sfidato i comunisti a distaccarsi dal miraggio dell’Est per ancorarli al pragmatismo. Ha avuto chiaro il rapporto con il mondo cattolico. È quello del Concordato. È la grande partita di oggi, superare l’idea della sinistra ‘ideologica’ e delle contrapposizioni per costruire alleanza larghe e capaci di valorizzare ogni sensibilità. Craxi sulla nostra tessera è quel filo rosso che parte da lontano, è il nostro claim: ‘che bella storia il futuro’.

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