di Andrea Follini
La filosofia leghista dell’operazione sembra essere questa: il Ponte sullo Stretto di Messina, opera strategica ed avveniristica ma, gioco forza, da realizzarsi al Sud, se la paghino il più possibile le regioni meridionali. Il senso pratico dell’emendamento presentato dai parlamentari del Carroccio (il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari) alla prossima Legge di Bilancio, da licenziarsi entro fine d’anno, prevede infatti che il costo complessivo dell’opera passi a 14,6 miliardi di euro di spesa sino al 2032 contro la previsione di 13,5 miliardi di euro che era la cifra preventivata nella finanziaria dello scorso anno. Un miliardo e cento milioni di euro in più, quindi, ricavati da dove? Con un complesso giro di poste a bilancio, la proposta leghista è quella di alleggerire da 9,3 a 6,9 miliardi di euro il contributo diretto statale, aumentando da 2,3 a 7,7 miliardi di euro il contributo da attingere dal finanziamento europeo del Fondo per lo sviluppo e la coesione, nella programmazione di spesa dal 2021 al 2027, drenando di 6,1 miliardi la quota prevista per lo Stato centrale e ben 1,6 miliardi dalla quota destinata alla Regioni Calabria e Sicilia, tutto a favore dell’opera. Ecco svelato quindi il “giochetto” contabile. Vedremo nel proseguo se questa proposta reggerà il voto dell’aula o se qualche parlamentare di maggioranza, direttamente coinvolto per appartenenza territoriale, vorrà dire la sua. Nel frattempo le procedure tecnico-burocratiche relative alla progettualità dell’opera, continuano. Ben al rilento se, come ricordiamo, il ministro dei trasporti e delle infrastrutture si diceva pronto a salire sulla ruspa per dare la prima bennata in cantiere, prima delle elezioni europee dello scorso giugno. La commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale ha dato qualche giorno fa il via libera al progetto definitivo, indicando però una sessantina di rilievi che dovranno essere accolti in fase di progettazione esecutiva che riguardano, secondo quanto indicato dal Ministero dell’Ambiente, “non solo l’ambiente naturale, terrestre, marino e agricolo, ma anche aspetti relativi a progettazione di dettaglio per le opere a terra, relativi a cantierizzazione, gestione delle materie, approvvigionamenti, rumore e vibrazioni”. Si attende la diffusione del parere per eseguire i necessari approfondimenti, come per esempio se sia stata debitamente valutata la presenza, ad una trentina di metri da dove è stata prevista la realizzazione del pilone dal lato calabrese, di una faglia sismica importante, come segnalato dal comitato “Invece del Ponte”, cosa che smentirebbe le parole del ministro Salvini circa la verifica già eseguita in fase progettuale di ogni criticità legata ad eventi sismici possibili nel futuro. La questione sismica sta causando ulteriori problemi al ministro. Infatti nella documentazione della Commissione Via del Ministero dell’Ambiente si fa riferimento ad uno studio del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università La Sapienza di Roma e dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia che riporterebbe analisi sismiche aggiornate, anche rispetto al precedente studio eseguito nel 2011. Ma questo documento in realtà sembra non esistere, come ha denunciato il deputato di Alleanza Verdi Sinistra Angelo Bonelli rendendo pubbliche due lettere che confermerebbero tali dubbi, a firma del direttore dell’Ingv Doglioni. Insomma, non mancano i requisiti per costruire una sorta di spy story su tutto il processo autorizzativo di quest’opera, che nell’intento di chi l’ha pensata, già moltissimi anni fa, doveva essere l’emblema di un riscatto sociale ed economico del nostro Meridione, ma che rischia di trasformarsi nell’ennesimo, dispendioso ed irrealizzato obiettivo personale del politico megalomane di turno. Dal punto di vista dell’iter procedurale, ora il passo successivo sarà l’analisi economico finanziaria in capo al Cipess, il Comitato Interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile; altro tassello rilevante per il proseguo dell’iter di approvazione, il cui parere potrebbe essere rilasciato già per la fine dell’anno. Dalla Società Stretto di Messina arrivano parole positive nei confronti della Commissione: in un comunicato, l’amministratore delegato Pietro Ciucci ha ricordato come abbia svolto un lavoro straordinario, rimanendo nei tempi previsti nonostante la complessità del progetto. Sul piede di guerra invece i comitati contrari alla realizzazione del Ponte che hanno denunciato, in linea con le opposizioni, come la Commissione, i cui componenti sono stati da poco rinominati, sia stata di fatto “lottizzata”. Un continuo acceso confronto tra i sostenitori che vedono racchiuso nell’opera il futuro del Meridione ma anche del Paese ed i detrattori, preoccupati invece per le ricadute sulla sostenibilità e sull’ambiente e che vedono il Ponte come un’opera inutile, che non serve al Mezzogiorno, alla Sicilia, alla Calabria, al Paese; un confronto destinato a durare ancora per molto tempo cui, come abbiamo visto, si somma anche una mai sopita ideologia “padana”, secondo la quale il Ponte sullo Stretto di Messina è solo un enorme voragine di fondi, destinabili a più utili opere infrastrutturali da realizzarsi dove davvero servono. Al Nord. Salvini è avvisato.