Papa Francesco sul fine vita. Psi, linguaggio rivoluzionario. Ora il Parlamento approvi

“Poco fa ho sentito parlare l’uomo Francesco. Non il papa. Parlo delle cure da somministrare quando la vita non ti sorride più da un bel pezzo, quando desideri altro, quando la morte è ogni giorno. Il linguaggio è scarno, diretto. Rivoluzionario”. È quanto ha scritto sul suo profilo Facebook il segretario del PSI, Riccardo Nencini, sulle parole di Papa Francesco sul fine vita.

Sul tema sono intervenute anche la Portavoce del Psi, Maria Cristina Pisani e la capogruppo del Psi alla Camera dei Deputati, Pia Locatelli.

“Le parole di Papa Francesco sono straordinarie. Sul fronte dei diritti è riuscito a sdoganare, all’interno della Chiesa, battaglie che noi socialisti conduciamo da sempre, come quella sulla difesa della libertà di scelta e la dignità dell’essere umano”- ha detto Maria Pisani. “Resta solo da liberare il Parlamento e chi fa la politica dei finti moralismi e dal bigottismo che impera in tutto il Paese così come in alcuni gruppi parlamentari” ha aggiunto Pisani che ricorda come “oggi il disegno di legge è ancora fermo al Senato. Siamo al termine della legislatura, i tempi sono stretti. Ci appelliamo a tutte le forze parlamentari affinché l’Italia, ultima in Europa, riconosca il diritto di ogni persona a decidere con dignità e autonomia sul proprio corpo, sulla propria vita e sul proprio fine vita. Una legge servirebbe proprio a questo. C’è ancora tempo e modo di approvarla”- ha concluso Pisani.

Pia Locatelli ha sostenuto che “non possiamo che essere d’accordo con le profonde riflessioni del Papa  sul tema del fine vita: questa apertura non può che contribuire a far sì che la legge sul testamento biologico, già approvata dalla Camera, passi anche al Senato entro la fine della legislatura. Ci auguriamo – ha concluso Locatelli –  che coloro che hanno ostacolato e stanno ostacolando in ogni modo l’approvazione della legge, accolgano le parole di Papa Francesco e lascino che anche l’Italia si doti di questo strumento di civiltà. A questo punto non ci sono più alibi”.

 

 

 

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