“Non esiste un pianeta B” è una realtà con cui dobbiamo fare i conti

di Lorenzo Corona

I giovani hanno un nuovo linguaggio, da sempre, si chiama futuro. SDGs, Next Generation You, Fit for 55, Green Deal sono termini orribili, a parere di chi scrive. Raccontarci con una lingua non nostra ci impoverisce. Ma andiamo oltre l’apparenza. Cosa significano? Perché è importante conoscerli? Chi rappresentano? Sono poi così lontani da noi? Niente affatto. Sono esattamente le parole che avremmo voluto dire e non trovavamo. Peccato, perché le avremmo coniate in italiano, ma poco male: fortuna che ci sono! Il manifesto del socialismo sostenibile, quello del terzo millennio, è già pronto. Dobbiamo solo farcene interpreti e sani portatori. Partire dall’Europa è il primo passo. Le nuove direttrici di sviluppo sono sostenibili poiché la nostra sta diventando una società insostenibile. L’IPCC prevede che nello scenario peggiore e, ahinoi, sempre più realistico, nei prossimi ventisei anni la temperatura aumenterà di circa 3 gradi. Mentre il mondo capiva che dovevamo fermarci e impegnarci concretamente dopo una crescita di 1,5 gradi in circa 130 anni, sembra essere narcotizzato ora che tempo ne abbiamo davvero poco e la temperatura si fa sempre più rovente. Perché il riscaldamento globale è un po’ come la guerra in Palestina e in Ucraina e nella Repubblica Democratica del Congo: distrugge e uccide senza pietà la povera gente. Percepiamo eventi nefasti come echi lontani e non possiamo più permettercelo. La violenza genera odio. Gli sconvolgimenti generano disastri. La natura non conosce il guadagno. Il confine tra la retorica e la realtà è sempre molto labile. Per questo dobbiamo seguire un programma chiaro con parole comprensibili. Combatteremo contro il genocidio del popolo palestinese e ci impegneremo ad attuare una politica di decarbonizzazione per tentare di raggiungere l’obiettivo del net zero al 2050. Temi così lontani da sembrare stridenti che accostiamo per un semplice motivo: dobbiamo stravolgere i paradigmi della nostra società. Senza inventare nulla. Contrastando la tendenza a scadere nell’utopico e nella visione cara al secolo scorso. Senza scostarci di un millimetro dal nostro ideale: una società più giusta, più equa, più rispettosa delle persone e dell’ambiente necessita di un socialismo sostenibile. “Non esiste un pianeta B” non è uno slogan giovanile ma una realtà con cui fare i conti. Da qui l’impegno a declinare la narrazione dei nostri progetti in maniera concreta, seguendo l’esempio del Portogallo per un concreto sviluppo sostenibile verso una completa indipendenza energetica dalle fonti fossili. Riducendo le barriere sociali poiché chiederemo ai troppo ricchi di farsi carico di un impegno ambientale dovuto. In un mondo in cui gli otto miliardari più ricchi detengono una ricchezza pari a quella che quattro miliardi di poveri possono mettere insieme, l’impegno a ridurre le emissioni e a combattere i divari sociali non può che passare dal loro patrimonio. Parliamo di concetti globali poiché viviamo in una società globale, di cui l’Italia è specchio e i cui riflessi ricadranno sulla nostra nazione. I nidi pubblici non sono un vezzo, ma una necessità per colmare il divario di genere al pari della paternità equiparata alla maternità. Le barriere architettoniche sono un’indecenza troppo accettata. Città in cui la mobilità pubblica è bloccata ai progetti degli anni ’70, sono un problema sociale non più prorogabile. Il divario economico che si aggrava tra Nord e Sud fa male tanto al Nord quanto al Sud e spingere su autonomie differenziate non farà altro che acuirlo. La soluzione di questi problemi porta in dote sviluppo, nuovi posti di lavoro, nuova dignità per tanti, nuove speranze, nuovi progetti sostenibili: di qua non si scappa. Per questo chiediamo alle compagne e ai compagni di confrontarci su questi temi. Racconteremo di come gli obiettivi delle Nazioni Unite siano i nostri obiettivi, di come le direttive europee siano il solco che seguiremo e tracceremo, senza accettarle passivamente né tanto meno contrastarle aprioristicamente, ma scrivendole e costruendole. L’Europa si è fatta carico di cambiare il mondo e noi vogliamo essere protagonisti di questo cambiamento. Non sarà facile poiché i governi degli USA e della Cina su tutti, fanno orecchi da mercanti. Americani e cinesi stanno però, in ugual modo, chiedendo un cambio di passo radicale e in direzione ostinata e contraria. Noi saremo la pietra di volta su cui le popolazioni della terra poggeranno il loro cambiamento. Senza essere geni o inventare nulla, lo abbiamo già detto, raccogliendo le voci degli oppressi e facendole nostre. Come facevamo in passato. Come riprenderemo a fare molto presto.

Ti potrebbero interessare