Nemici del Sud

di Enzo Maraio

Nel fondo perequativo per aiutare il Sud ci sono rimaste le briciole: novecento milioni sui quattro miliardi che sarebbero serviti a recuperare il gap con il Nord su sanità, istruzione e infrastrutture, è ciò che è rimasto. E il Governo difficilmente risanerà questa ferita. Poi la settimana scorsa è iniziata in Senato la discussione sulla Legge Calderoli, quella sull’autonomia differenziata che, se dovesse chiudersi come l’ha immaginata il Ministro leghista, ci porterà a dire addio al principio di perequazione. Che il Sud non sia una priorità di questo Governo è ormai chiaro. Fondi sottratti a Sicilia e Calabria per finanziare il Ponte sullo Stretto e, ancora più grave, ad oggi manca ancora la relazione che certifichi il rispetto della clausola del Pnrr secondo la quale almeno il 40% dei finanziamenti vanno destinati al Mezzogiorno. Eppure la riduzione del divario tra Nord e Sud è stata uno dei pilastri sui quali l’Europa ha concesso all’Italia l’importo più elevato del Recovery Fund. È chiaro che la Lega ha bisogno di portare a casa l’autonomia altrimenti alle europee rischia di crollare sotto il peso incombente del partito della Premier, però farlo sulle spalle del Mezzogiorno è decisamente vergognoso. Ma questo poca importa a Giorgia Meloni e soprattutto ai suoi dirigenti, eletti nelle regioni del sud. Del resto chi sta remando contro il Mezzogiorno, privandolo di opportunità, è proprio un ministro del meridione: il pugliese Raffaele Fitto al quale sono andate tante, forse troppe, deleghe. Come quella di ridurre ad una la Zes. Un colpo duro al Sud che, dopo anni di pantano burocratico, aveva finalmente trovato la strada per avviare i primi investimenti. Ma non solo, anche lo spostamento a Roma della cabina di regia ha creato solo confusioni e rallentamenti. Un accentramento di potere che riduce anche l’efficacia della politica nei territori trasformando gli amministratori locali in strumento per parare i colpi dei cittadini. Mentre su sanità, scuole, ambiente non si capisce in che modo si affronteranno le emergenze. Ecco perché sarà necessario mandare un messaggio chiaro dai territori alle prossime amministrative, ma soprattutto organizzare l’alternativa già dalle prossime elezioni europee. Sarà con questo voto che si potrà iniziare a invertire la rotta, lavorando con la fiducia dei cittadini a ricucire le ferite che in pochissimo tempo stanno determinando la fine del Mezzogiorno.

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