“I risultati che le urne ci hanno restituito negli ultimi mesi – Lombardia, Lazio, Sicilia e in ultimo il Molise – sono, per il centrosinistra, un segnale che non possiamo più ignorare o liquidare come frutto di eventi esterni. Senza una iniziativa comune di tutte le forze democratiche, riformiste e liberali, le sconfitte possono avere la conseguenza di aprire ad un cambiamento radicale del volto del Paese”. Comincia così la lettera che il segretario del Psi, Enzo Maraio, invia a tutti i leader del centrosinistra. Nella missiva indirizzata a Schlein, Conte, Renzi, Calenda, Bonelli, Fratoianni, Magi, Tabacci e Iervolino, si legge ancora: “va stabilito a livello nazionale un perimetro di coalizione, intorno a proposte e valori condivisi, se vogliamo recuperare una solida credibilità nell’elettorato, che faccia da bussola di riferimento anche per i nostri dirigenti locali, che non possiamo lasciare più abbandonati a loro stessi nell’opera di definire alleanze che risultano diverse da comune a comune”. Per il segretario del Psi, “andare in ordine sparso ha finito per allontanare e disorientare il nostro elettorato, ma anche i nostri amministratori e dirigenti locali. I cittadini hanno preferito, alle nostre ambiguità, chi, come la destra, si rivolgeva a loro con una voce sola”- ha proseguito. “Non ci siamo mai incontrati e l’urgenza del momento richiede un confronto. Ciascuno di noi si appella all’unità del centrosinistra per battere le destre, ma nessuno la pratica e da sola, senza un programma, non basta. Di fronte a una destra compatta è attorno a temi come lavoro, merito, scuola e sanità pubblica per tutti, che dobbiamo cambiare rotta con un patto nazionale che ci veda uniti sui temi per tornare al Governo del Paese. La prossima tornata elettorale è nel 2024: europee, circa 4000 comuni, alcune regioni importanti e molte province, se va in porto la riforma.
Abbiamo un anno davanti per costruire un percorso diverso e arrivare seriamente ad affrontare questi appuntamenti decisivi”- ha concluso.
La Lettera
I risultati che le urne ci hanno restituito negli ultimi mesi sono, per il centrosinistra, un segnale che non possiamo più ignorare. Penso alle elezioni in Lombardia, Lazio, Friuli Venezia Giulia, Sicilia e in ultimo in Molise, senza dimenticare i tanti comuni che gli elettori alle ultime amministrative hanno consegnato, per la prima volta nella storia, alla destra. Risultati che non possono essere liquidati come frutto di eventi esterni o che non ci riguardano da vicino, ma che abbiamo il dovere di leggere, analizzando i motivi delle sconfitte elettorali, a cominciare da quella del settembre scorso. Senza una iniziativa comune e urgente di tutte le forze democratiche e liberali, le sconfitte possono avere la conseguenza di aprire ad un cambiamento radicale del volto del Paese e mettere a repentaglio il futuro di chi, oggi, ci chiede protezione sociale. Richieste che arrivano da quella parte più fragile del Paese che questo Governo ha deciso di non vedere, tra diritti civili ignorati e quelli sociali mortificati.
Ora è tempo di cambiare tutto.
E chi è alla guida, come noi, di partiti che si battono per difendere i valori costituzionali, di democrazia e di libertà, ha il dovere di non stare alla finestra a guardare, proprio nel momento storico in cui c’è chi quei valori vorrebbe incrinarli. Innanzitutto *va stabilito a livello nazionale un perimetro di coalizione, intorno a proposte e valori condivisi, se vogliamo recuperare una solida credibilità nell’elettorato. Questa sarà una bussola di riferimento anche per i nostri dirigenti locali, che non possiamo lasciare più abbandonati a loro stessi nell’opera di definire alleanze che risultano diverse da comune a comune*
Andare in ordine sparso ha finito per allontanare e disorientare il nostro elettorato, ma anche i nostri amministratori e dirigenti locali. I cittadini hanno preferito, alle nostre ambiguità, chi si rivolgeva a loro con una voce sola.
Ciascuno di noi si appella all’unità del centrosinistra per battere le destre, ma nessuno la pratica.
Non ci siamo mai incontrati e confrontati per capire le ragioni degli insuccessi elettorali e come tornare ad essere competitivi.
Dobbiamo capire perché il centrosinistra vince solo nelle grandi città e nei centri urbani e perde nelle periferie, il luogo dove dilaga il disagio e spesso l’indigenza, dove si sceglie di premiare una destra che si è mostrata più attenta a quei bisogni.
Va rimessa al centro della nostra agenda il lavoro, l’inclusione sociale, le battaglie contro ogni forma di discriminazione, a partire dai giovani per i quali è prioritario sbloccare l’ascensore sociale, che ne pregiudica il futuro.
Una ragione esiste e va corretta: ogni volta litighiamo sulle alleanze, facendo continui distinguo, e poi creiamo coalizioni a geometrie variabili.
Uniti da una parte, divisi altrove.
Di fronte a una destra compatta, noi ci muoviamo in ordine sparso, senza ispirare la nostra azione politica alle battaglie che per noi, per tutti noi, sono da combattere insieme. Lavoro, merito, scuola e sanità pubblica per tutti.
È attorno a tutto questo che dobbiamo confrontarci con urgenza, cambiare rotta, con un patto nazionale che ci veda uniti sui temi per tornare al Governo del Paese
La prossima tornata elettorale è nel 2024: europee, circa 4000 comuni, alcune regioni importanti e molte province, se va in porto la riforma.
Abbiamo un anno davanti per costruire un percorso diverso e arrivare seriamente ad affrontare questi appuntamenti decisivi.
La posta in gioco delle prossime elezioni europee è molto alta. Il vero rischio è che l’”alleanza Ursula” venga superata da una nuova maggioranza con un asse tra popolari, conservatori e nazionalisti. Non possiamo permetterci di sbagliare ancora. Ma soprattutto, non possiamo perdere ancora altro tempo. Le prossime sfide sono alle porte e devono essere per noi l’occasione per risalire la china, tornando ad essere credibili e uniti e recuperando un rapporto di fiducia con i tanti elettori delusi.