L’oscuro caso Paragon e la guerra interna nell’esecutivo

di Alessandro Silvestri

Non sono ancora finite le polemiche e gli strascichi internazionali sul caso Almasri, che il nostro Paese si ritrova ad affrontare una nuova tempesta che riguarda ancora le maglie (piuttosto larghe) della sicurezza nazionale. Una vicenda ancora oscura e parecchio torbida. Parliamo della vicenda che ha visto al centro della bufera la Paragon Solution, una società israeliana che ha sviluppato un software (nome dello spyware: Graphite) che, a quanto pare, è stato utilizzato per spiare attraverso WhatsApp alcune persone, giornalisti e attivisti, in Italia e in Europa. Fra gli italiani c’è il direttore di Fanpage Francesco Cancellato, l’attivista Luca Casarini e insieme a lui altri tre membri di Mediterranea, la Ong che si occupa di migranti. Il software è stato però precedentemente ceduto al gruppo facente capo al fondo Usa: Ae industrial partners, con quartier generale a Bocca Raton, Florida. Altro “piccolo” mistero. La società israeliana Paragon Solution vendeva il software soltanto ai governi e ha un suo codice normativo virtuoso, almeno sulla carta: il software non si può utilizzare per spiare persone a caso, ma ci sono delle regole etiche da rispettare che evidentemente in questo caso, non lo sarebbero state. Paragon deve essere usato per spiare criminali, terroristi, mafiosi, trafficanti di droga e la società non vuole che vengano invece spiati politici, attivisti o giornalisti. Ma non sappiamo come e se abbia, il nuovo proprietario Usa, rispettato questo codice etico essenziale. Di fatto la società ha rescisso il contratto col governo italiano mercoledì 5 febbraio, per la violazione di questi regolamenti, non si sa per adesso da parte di chi. Se dal cedente, o se da parte del cessionario. Da quanto abbiamo appreso, Graphite è stato concesso a trentasette Paesi in tutto il mondo in funzione antiterrorismo e per questioni di sicurezza nazionale. Tra i tre soli nomi (in totale sette italiani) per adesso emersi da questa vicenda che ne avrebbe riguardati novanta in tutto il mondo (ma ci dovremmo in questo caso fidare degli spioni) è saltato fuori anche il nome del libico Husam El Gomati, un attivista che da anni denuncia dalla Svezia, Paese dove vive, le strette relazioni tra il governo libico e i servizi segreti italiani, e gli episodi di corruzione legati alle costanti violazioni dei diritti umani e alle politiche migratorie. Le ricchezze energetiche della Libia concentrano nel suo Paese una serie di interessi enormi, che fanno gola a molti, e con modalità affatto convenzionali. Criminali libici responsabili di eccidi, ancora secondo El Gomati intervistato da Fanpage, viaggiano regolarmente in Italia, senza che ci siano conseguenze di nessun tipo. Senza contare che la gestione dei flussi migratori genera una nuova fonte di arricchimento e potere, per soggetti, come abbiamo visto nel caso Almasri, totalmente privi di scrupoli e attitudini umanitarie. Lo stesso El Gomati concludendo la sua intervista al giornale diretto da Cancellato, ha espresso una opinione particolarmente dura nei confronti del governo italiano: “avere a che fare con i criminali, gli assassini, in Libia, non aiuterà a fermare l’ondata. In realtà, credo di poter fornire alcuni numeri che dimostrano il contrario. Quelle persone stanno ricevendo i soldi e costruiranno infrastrutture più complesse per aumentare il traffico degli esseri umani. In un modo o nell’altro l’Italia è coinvolta nelle violazioni dei diritti umani.” Nel frattempo il 6 febbraio, i gruppi parlamentari di Pd, M5S e Avs hanno chiesto una informativa urgente al Governo sulla faccenda. Sul caso è intervenuto piuttosto laconicamente anche il portavoce della Ue Markus Lammert: “Le indagini sono questione che spetta alle autorità nazionali e non alla Commissione europea e ci aspettiamo che verifichino tali accuse. Quello che posso dire, in generale, è che qualsiasi tentativo di accedere illegalmente ai dati dei cittadini, compresi giornalisti e oppositori politici, è inaccettabile, se provato, naturalmente”. Ma non dovrebbe essere preminente proprio per le istituzioni europee, occuparsi seriamente di questi argomenti? All’interrogativo hanno risposto Pina Picierno e il gruppo degli eurodeputati del Pd, presentando una interrogazione alla Commissione, per sapere quali misure si intendono adottare e se si considera di avviare un’indagine per accertare i responsabili e la portata di questa violazione. Da parte del governo italiano, era partito Matteo Salvini con una sparata sui servizi che stavano riempendo le pagine dei giornali, paventando una sorta di guerra intestina, per poi rientrare nei ranghi e dichiarare la piena fiducia nell’operato del sottosegretario Mantovano, così come il suo collega vice presidente del Consiglio, Antonio Tajani, che ha affermato la piena fiducia nel lavoro del delegato ai servizi e alla sicurezza della Repubblica. Resta tuttavia molto da chiarire, perché il contratto è stato sottoscritto dal governo italiano e ha riguardato, secondo la società cedente “il servizio” una agenzia di polizia e una organizzazione di intelligence. Semmai fossero realistici i sospetti, ci verrebbe da chiederci: chissà cosa mai volevano sapere da Cancellato – autore di inchieste piuttosto dirompenti, tra le quali una sulla gioventù meloniana – e Casarini – e la sua Ong che guarda caso si occupa di migranti – di tanto importante, gli 007? E su ordine di chi?

Ti potrebbero interessare