L’odio come strategia: è ora di darsi tutti una regolata

di Nautilus

La vicenda di Giovanna Pedretti, la ristoratrice di Sant’Angelo Lodigiano prostrata dall’assedio social, ha provocato un’ondata di riprovazione. L’occhiuta e persecutoria “indagine” alla quale era stata sottoposta dal signor Lorenzo Biagiarelli, compagno di Selvaggia Lucarelli, quella sua caccia spasmodica alla ricerca dell’eventuale errore della ristoratrice, è una forma di “attenzione” che si commenta da sola: c’è gente che la mattina si sveglia per andare a caccia degli sbagli – immaginari o magari veniali – degli altri. Senza sapere nulla, anzi fottendosene totalmente di chi sia, realmente e intimamente, la persona “attenzionata”. In questo caso non era irrilevante sapere che Giovanna Pedretti era una donna altruista, che dava una mano per alleviare le vite delle persone afflitte da un disagio fisico e psichico. E allora il primo insegnamento che arriva da Sant’Angelo Lodigiano è questo: le vite degli altri vanno maneggiate con estrema cura, perché se persino i parenti spesso non sono in grado di afferrare l’essenza e la vera anima di un congiunto, figurarsi un signore che si mette ad esaminare i “reperti” del web. I protagonisti delle più recenti “persecuzioni” appartengono ad un mondo di mezzo che sta tra influencer, giornalisti e parenti di queste due “categorie”. La vicenda del Lodigiano ha riacceso, come è giusto che sia, il dibattito sui controlli troppo superficiali che riguardano la Rete e sull’urgenza di mettere una briglia sull’attività degli influencer, che quando superano una certa audience, si trasformano in “editori”. Tutti soggetti che talora agiscono senza scrupoli e tuttavia si muovono in un contesto accidentato. Oramai i principali soggetti presenti sulla scena pubblica – politici e media – fanno un investimento sull’invettiva permanente, sulla demonizzazione di chiunque la pensi diversamente. Naturalmente non si tratta di un fenomeno nuovo, ma c’è una novità, non da poco: l’inciviltà è diventata una risorsa strategica. Fa proseliti. Siamo messi male.

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