di Enzo Maraio
Dopo un anno di annunci finalmente siamo al punto: la manovra di bilancio, sintesi delle promesse elargite quotidianamente a piene mani. Ma c’è un gigantesco ma. Quello che divide la fantasia propagandistica del Governo dalla realtà. La manovra sembra più un insieme arrabattato di norme improvvisate piuttosto che un organico e armonico disegno per la gestione finanziaria del Paese. Vi è un solo imperativo: tagliare. È una manovra senza visione. Che non guarda al futuro del Paese. La scure si abbatte sugli enti locali e sulla sanità pubblica, tradendo le promesse fatte al Paese e rendendo il diritto alla salute un privilegio per pochi e non un diritto per tutti. Nessuna risposta sulle pensioni e sui salari. Intanto si pensa alla riapertura dei termini del concordato fiscale. Il doppiopesismo del governo colpisce ancora: da una parte la ricerca disperata di soldi aiuta gli evasori con un ennesimo condono; dall’altra colpisce duramente chi ha sempre pagato le tasse fino all’ultimo euro. È la retorica di una propaganda insopportabile che si ripete fino alla noia. Non solo non stanno facendo la storia, ma tutte le categorie, i lavoratori, gli imprenditori, gli infermieri, i medici, sono sul piede di guerra. La manovra di bilancio dovrebbe servire al Paese e non alla propaganda della Meloni. Non a caso tutti i rappresentanti di categoria, anche quelli con interessi opposti, si trovano uniti in un giudizio estremante severo per una manovra che, trovandosi davanti una economia sostanzialmente in stallo, non dà risposte. Un’inedita alleanza tra i rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro, entrambi consapevoli della pochezza delle risorse messe a disposizione e del suo utilizzo sbagliato. La bugia più grande è forse quella sulla sanità, divenuta sempre più la Cenerentola d’Italia e d’Europa. Qui continua lo smaccato taglio di risorse a un settore cruciale per il Paese. Lo grida da mesi, inascoltata, la Fondazione Gimbe, che ritiene le risorse per la sanità ampiamente insufficienti. Il Governo non guarda al Paese, ma solo ad una sua parte; si sta dimostrando volutamente strabico e coltivatore di interessi di parte. La fiera dei tagli, così come la ha definita la Cgil, continua, lasciando le ferite sulla pelle degli italiani più in difficoltà.