L’Europa che vogliamo. Un servizio alla libertà

di Enzo Maraio

Anche durante questa campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo, non si ferma la deriva disfattista degli anti europeisti, vocati ad un ritorno al nazionalismo più duro che porta con sé quegli ideali che riconducono alla destra (non solo italiana), incapace di guardare l’orizzonte del futuro del nostro continente, ma piuttosto persa nell’osservarsi la punta delle scarpe. Valori e disvalori che Salvini e Meloni condividono appieno e che potrebbero portare l’Italia all’isolamento in Europa e l’Europa più debole nella geopolitica internazionale. Ma il sogno del progetto europeo pensato dai fondatori, di una attualità disarmante, per fortuna alberga ancora non solo in chi, europeista come noi, vede la necessità di molta più Europa nel futuro nelle nostre quotidianità, ma soprattutto nell’animo di molti europei i cui Paesi non fanno ancora parte dell’Unione. È un segnale di speranza vedere le bandiere blu coronate di stelle d’oro, sventolare tenacemente nelle piazze di Tbilisi, portate come in trionfo da tanti ragazzi e ragazze. Non è solo il vessillo di una riconosciuta libertà quello a cui i ragazzi georgiani si aggrappano, ma l’incarnazione di quel sogno di speranza che l’Europa ha saputo trasmettere, specie a quei popoli per troppo tempo oppressi, che guardano al processo di integrazione europea che gli è precluso, come ad un nuovo muro da abbattere. Ecco allora che l’impegno che ciascuno di noi sta mettendo in questa campagna elettorale, assume i contorni di una ancora più grande responsabilità. Indirizzare il consenso verso chi nei valori europei crede davvero, diventa un servizio alla libertà che ci deve investire tutti. In Italia i leader delle forze politiche dell’attuale maggioranza sono distanti anni luce da questi presupposti. Per loro le elezioni europee sono solo la valutazione dell’azione di governo nazionale, tanto da candidarsi pur sapendo che a Strasburgo non metteranno mai piede. Gli italiani devono sapere che votando Meloni (e la stessa cosa vale per Schlein e Calenda) in Europa ci andrà qualcun altro. La “strategia” migliore per perdere la fiducia degli elettori che, tra l’altro, sulla scheda elettorale troveranno da una parte un nome nel simbolo, oppure, dall’altra un sogno di libertà, quello degli Stati Uniti d’Europa. Ricordiamoci in questi giorni, mentre attacchiamo i manifesti, mentre distribuiamo i volantini, mentre teniamo un comizio elettorale, per cosa e per chi stiamo lottando. E ricordiamoci di far capire agli italiani che quelle lotte e quelle battaglie, non sono per noi. Ma sono innanzitutto per loro e per il futuro dei nostri figli.

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