Le sacre regole di tutti e i trucchi della destra

di Nautilus

Il raffinato politologo russo Sergei Lavrov, ministro pro-tempore della democraticissima Repubblica russa, ha fatto sapere al mondo che il sistema elettorale francese a doppio turno manipola la volontà degli elettori e in effetti proprio lui che spiega la democrazia ai francesi è un acuto di comicità involontaria che mancava pur in tempi come questi. Certo, non c’era bisogno di questo endorsement per capire quanto Putin tifasse Le Pen e tuttavia non è questo il dato che accomuna la destra molto autoritaria di Putin e quella post-fascista di Meloni. In comune c’è anche un approccio disinvolto ad una delle cornici fondamentali di qualsivoglia democrazia: la legge elettorale. Il governo Meloni ha fatto capire di essere pronto a farne una nuova per il futuro Parlamento e in questo caso la riforma obiettivamente urge per carenze democratiche di quella in vigore e anche perché una robusta correzione si potrebbe imporre per allineare le regole di elezione dei parlamentari alla probabile introduzione del premierato. Quel che non torna è l’orientamento a cancellare la legge a doppio turno per i Comuni. La scusa? Il secondo turno scoraggia la partecipazione. Da decenni la legge funziona bene anche per il sistema elettorale che penalizza figure sostenute da una solida minoranza e premia il più votato tra i due candidati maggiormente rappresentativi di una comunità cittadina. E ha consentito di eleggere sindaci di una parte e dell’altra anche in realtà ostiche per gli uni e gli altri. Il doppio turno non ha certo impedito a Giorgio Guazzaloca di diventare sindaco della rossissima Bologna e neppure al destrissimo Gianni Alemanno di battere un apprezzato ex sindaco come Francesco Rutelli. Ma questa destra, che ha perso qualche Comune di recente, è prepotente e impaziente e vuole vincere sempre. E dunque vuole farsi la legge su misura. Dimenticando che le leggi elettorali si fanno cercando il consenso di tutti. Ma è una destra anche con una memoria cortissima: si dimentica del 2005, quando in fretta e furia, per impedire il successo dell’Unione di Romano Prodi, fu approvata una brutta legge, il Porcellum. Che penalizzò i suoi promotori. Dimostrando che con le regole comuni non si scherza.

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