di Giada Fazzalari
La storia della diaspora socialista è fatta di lunghe lacerazioni, scissioni, ribellione perpetua. Dell’esasperazione dell’autonomismo e del laicismo di pensiero. Una diaspora iniziata trenta anni fa e mai terminata, che ha portato da un lato ad una quasi esiziale frammentazione del Psi, dall’altro una dispersione dell’iniziativa politica, degli ideali e del pensiero socialista. I tentativi di ricompattare i socialisti in un’unica sigla, negli anni, sono stati molti. Il fermento per superare quella diaspora è tornato a farsi sentire. Non nel nome di un nostalgico ritorno al passato, che sarebbe calato in un tempo in cui il mondo e le persone – i loro bisogni e le loro aspettative – sono cambiati in modo radicale, ma rinsaldando le attese delle vecchie generazioni con le nuove, per riaffermare, insieme alla battaglia per l’uguaglianza e la libertà, l’etica dei doveri e della responsabilità. In questa direzione, è un segnale di straordinaria importanza che, con il rientro di compagni che non avevano più la tessera, sia iniziata quella che è stata chiamata la “controdiaspora”. E che il Psi abbia la forza di eleggere, suoi giovani amministratori anche laddove non succedeva da anni (il caso di Campobasso e Pesaro ne sono la dimostrazione). Questo è solo l’inizio. In un contesto sociale in cui crescono le diseguaglianze, i diritti sociali (prima ancora che civili) non sono garantiti appieno, e alcuni diritti costituzionalmente garantiti, come la sanità gratuita e l’istruzione pubblica sembrano venire meno, è impossibile non osservare come cresca, nel Paese, l’esigenza di una grande forza riformista, animata dai socialisti, che rifugga da un velleitarismo tout court e che finalmente risponda alle istanze e ai bisogni dei cittadini, a cominciare da coloro che vivono di una maggiore fragilità e incertezza nel futuro. Ma attenzione, gli spazi si aprono se si pratica una politica chiara. Per farlo, è auspicabile la convergenza con le aree elettorali sparse del socialismo italiano riorganizzandole sotto il simbolo socialista. I segnali sono positivi, la strada è lunga, ma il cammino è già iniziato.