La sanità nel tritatutto dell’autonomia differenziata

di Ester Pungolino

I venti di destra che soffiano sulla nostra nazione oggi, assumono, nel contesto del Servizio Sanitario pubblico, sia lombardo che nazionale, più le caratteristiche di un tornado che di un semplice vento. L’assalto del capitalismo selvaggio al business della sanità trova sponda e supporto in politiche fatte apposta per depotenziare l’efficienza del servizio sanitario pubblico. Per strane convergenze astrali, o meteorologiche, in diverse regioni del nord stanno procedendo i progetti di edilizia pubblica, che attingono ai fondi del Pnrr, destinati al miglioramento o alla creazione di strutture a gestione privata mentre gli altri progetti rimangono indietro. Sempre sul Pnrr, il Governo ha ridotto il numero di Case di Comunità inizialmente previste. Dei fondi del Piano Nazionale Complementare destinati agli adeguamenti strutturali e antisismici degli ospedali, 1,2 miliardi sono appena stati cancellati, riducendo il numero di interventi attuabili entro il 2026. Il cittadino che chiede prestazioni al Sistema Sanitario Nazionale, anche se si rivolge a strutture private convenzionate, per prenotare esami si trova di fronte ad una lista d’attesa superiore all’anno; unica alternativa, fare l’esame a pagamento. Sono tempi di attesa segnalati a Milano per richieste presentate a inizio anno, alla “ripartenza” delle convenzioni. Come può l’efficiente Servizio privato essere nelle stesse condizioni del tanto criticato Servizio Pubblico? Certamente, se il Servizio privato chiamato ad integrare prestazioni per contenere le liste d’attesa non è in grado di farlo, le liste nel Servizio pubblico non potrebbero che allungarsi ulteriormente. Ora, però, il Governo pare rendersi conto della gravità del problema e ha appena deciso di stanziare 600 milioni di euro/anno per il recupero delle liste di attesa negli ospedali in maggiore difficoltà, ipotizzando di emettere i necessari decreti entro giugno. Grande senso di responsabilità o consapevolezza che ai primi di giugno ci saranno le elezioni europee? Non va dimenticato che il 7 aprile è la Giornata Mondiale della Salute, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Quest’anno il tema è “My health, my right”: il diritto alla salute come diritto umano fondamentale. Tutti devono poter accedere ai servizi sanitari secondo il bisogno, senza limitazioni economiche.Su questo il Governo ha sicuramente la coda di paglia e vuole distrarre la nostra attenzione; infatti, per giugno si era dato anche un’altra scadenza: convertire il ddl Calderoli in decreto legge, cioè aprire le porte al peggior livello di autonomia differenziata mai considerato, che prefigura una vera e propria “secessione”, espressione che ormai non costituisce più un tabù nemmeno presso giuristi, costituzionalisti, cattedratici di diritto. La questione dell’autonomia differenziata si fa complessa, perché si aprono numerosi scenari che coinvolgono, fra l’altro, l’autonomia legislativa delle Regioni. Nonostante i “rimaneggiamenti” e le “ferite” subite dalla nostra Costituzione, però, la garanzia di equità deve essere rispettata. Il principio della parità di trattamento prevede che il Parlamento individui e deliberi, per ogni materia oggetto di autonomia, i Livelli Essenziali di Prestazioni (Lep), in assenza dei quali l’autonomia differenziata non può diventare operativa. E questo vale anche per la sanità, dove i Lep andrebbero a sostituire i Lea. Ma in cosa si differenziano? Semplificando molto, il Comitato per i Lep (Clep) è giunto alla conclusione che i Lep, in sanità, devono essere uguali ai Lea. Ma è vero? I Livelli Essenziali di Assistenza, sono i livelli minimi di “cura” e “prevenzione” che il Ssn deve garantire a tutte le persone. Fondamentali due concetti: la tutela della “salute” di ciascuno come diritto irrinunciabile, prescrittivo, sancito dalla costituzione; e la garanzia di equità (tutti hanno diritto di accedere allo stesso livello di cure). Contestazioni, valutazioni di “diritto”, sono competenza della Corte Costituzionale, perché è coinvolto il diritto costituzionale alla salute. I Lep sono Livelli Essenziali di Prestazioni che devono essere erogate ai cittadini per rispondere ad un bisogno. Pur mantenendosi, formalmente, il diritto all’equità, in caso di contenzioso, la competenza non è più della Corte Costituzionale ma si entra nel diritto amministrativo, perché è in discussione non un diritto sancito e tutelato dalla Costituzione ma la corretta esecuzione di una “prestazione”. Perderemmo, quindi, il diritto costituzionale alla salute. Ecco perché la materia è esplosiva. Il compito di una sinistra riformista, allora, è quello di costruire un fronte di forze che, su questo tema fondamentale, rimanga unito, determinato, coerente; non si faccia travolgere dai venti contrari né ammaliare da false promesse, assolvendo il compito essenziale di difendere i diritti dei cittadini, dei più fragili, degli ultimi. Perché la salute è nel novero dei diritti fondamentali dalla cui tutela dipende la libertà di tutti.

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