di Ernesto Pappalardo
Se partiamo dal presupposto, peraltro già ben chiaro, che per 3 italiani su 4 (76%) la sanità “deve essere prevalentemente pubblica” – come evidenziato da un’indagine dell’Istituto Piepoli per la Fnomceo, Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri – ci rendiamo conto che il Governo Meloni si è trovato di fronte uno schieramento unito e compatto, rappresentato dal capo dello Stato Sergio Mattarella che ha evidenziato come non sia valicabile, in alcun modo, il principio fondamentale che: “la sanità è responsabilità pubblica, da non eludere”. È questo, quindi, il quadro che si è trovato di fronte la compagine governativa che ha dovuto prendere atto di come non sia proprio possibile mettere mano ad una situazione che non ammette tentennamenti di alcun genere: la questione è sociale prima ancora che politica (sia sul piano interno che internazionale).
Giusto per intendersi, il quadro che si profila è prima di tutto di profilo economico. È sempre l’indagine dell’Istituto Piepoli che ci fa capire come gli italiani si trovino già costretti a risparmiare ben “il 10% delle proprie entrate per le spese sanitarie, ma tanti (il 23%) vorrebbero ma non riescono a farlo, tanto che ad oggi circa 3 milioni ammettono che, quando devono usufruire di prestazioni sanitarie a pagamento, rinunciano a curarsi. Sempre più cittadini sono costretti a spostarsi in altre regioni alla ricerca di centri di eccellenza: il 63% percepisce questo problema con riferimento al proprio territorio, con punte del 79% al sud e nelle isole. Il 93% vorrebbe perciò un aiuto dallo Stato e oltre 8 persone su 10 vorrebbero un’organizzazione sanitaria che porti l’eccellenza vicino al domicilio”. Dal punto di vista dei conti pubblici – anche in base ad una forte e motivata contestazione da parte delle opposizioni – va detto che la manovra 2024 rende disponibili 3 miliardi aggiuntivi sul capitolo della sanità, con particolare attenzione per l’abbattimento delle liste di attesa e per l’aggiornamento del tetto di spesa inerente agli acquisti di prestazioni sanitarie dai privati. Nonché per l’aggiornamento dei LEA. Se andiamo a calcolare complessivamente lo stanziamento specifico, arriviamo quindi a 3 miliardi in più per il 2024. Come pure si aggiungono i finanziamenti derivanti dal Pnrr (e 300 milioni per la Regione Sicilia). E 4,2 miliardi, però a partire dal 2026. Tra gli obiettivi primari rientra quindi il contrasto alle liste d’attesa, che viene perseguito con due azioni prioritarie: rinnovo del contratto di lavoro (2,3 miliardi) e detassazione di straordinari e premi-risultato. È evidente che questi obiettivi dichiarati e sottolineati vanno verificati sul campo, perché resta ben chiaro che “la sanità è responsabilità pubblica, da non eludere”, come ha precisato Mattarella e come pensano, a larghissima maggioranza, gli italiani.