La politica gioca con il tricolore

di Andrea Follini

E la bandiera di tre colori sempre è stata la più bella: noi vogliamo sempre quella, noi vogliam la libertà!” scriveva (forse) il poeta Dell’Ongaro nel 1848, canzoncina che poi molti di noi hanno imparato all’asilo o alle scuole elementari. Certo è che il nostro vessillo nazionale, simbolo del patriottismo che tutti ci anima, nel corso della sua storia recente ha subito tante strumentalizzazioni politiche. Non mancheremo di ricordare, in particolare, l’amore della Lega Nord primigenia per la nostra bandiera, tanto da far pronunciare nel ‘97 all’allora segretario Bossi, la famosa frase: “Quando vedo il tricolore m’incazzo. Il tricolore lo uso solo per pulirmi il c…”, che gli costò una condanna ad un anno e quattro mesi per vilipendio. Oggi gli epigoni del senatore in canottiera hanno visioni più ambiziose e, da tempo, dopo silenziosa e strisciante abiura, hanno trasformato la Lega nord secessionista nella sua diretta antitesi, ovvero la Lega nazionalista. Ed in questa bizzarra evoluzione, anche il nostro tricolore è venuto ad assumere, gioco forza un ruolo più consono. Tanto che in questi giorni, mentre in parlamento si dibatte di autonomia differenziata, c’è chi tra gli esponenti della Lega si dice indignato che l’onorevole Donno abbia tentato di consegnare al ministro Calderoli, promotore della legge, proprio il tricolore, per ricordagli che l’Italia è una. Il ministro, alla vista dell’omaggio, ha fatto più di qualche passo indietro, forse non ancora guarito dalla storica orticaria della Lega di Bossi. Tricolore a parte, la legge Calderoli anche a destra comincia a non essere gradita. Le perplessità, infatti, crescono in Forza Italia con il Presidente della Calabria che ammette che il testo già licenziato dal Senato andrebbe corretto e che non vi sia, nel Paese ed in Aula, la serenità necessaria per discutere di una riforma così importante. Sintomo di un manifesto mal di pancia. Dichiarazioni che non devono aver gradito i “patrioti di ritorno” della Lega, che di questo provvedimento hanno fatto (è il caso di dire) bandiera. Tanto da metterlo sul piatto del do ut des con Fratelli d’Italia con la riforma del premierato. Le opposizione hanno fatto sentire la loro voce martedì scorso, per dire no all’autonomia differenziata riempiendo di tricolori Piazza Santi Apostoli a Roma. Possiamo affermare di essere forse dinnanzi ad un neo-nazionalismo della sinistra? Questa è una domanda che andrebbe posta. Il tricolore, ancorché timidamente, è richiamato nei loghi di Pd, Avs o dello stesso Psi. Chissà che questo rinnovato sentimento patrio, stimolato dalla reazione ad una visione di Paese distante davvero dal sentire comune, non riavvicini qualche deluso o scoraggiato e sia per questi nuovo sprone alla partecipazione. 

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