di Enzo Maraio
Dietro la medaglia di Ferragosto che la Premier Meloni si è attaccata al collo sul reddito delle famiglie, ce n’è una di legno che nasconde una crisi sociale che esploderà, in tutta la sua dirompenza, dal prossimo autunno. Se è vero che è in aumento il reddito reale delle famiglie italiane, è altrettanto vero che l’economia italiana è sull’orlo della crisi e sta camminando sul ciglio di un burrone pericoloso. Il dato più negativo fornito dall’Ocse, è relativo al debito pubblico che in Italia galoppa al ritmo del 4,4% per quest’anno. Un forte campanello d’allarme per il nuovo patto di stabilità che entrerà in vigore alla fine dell’anno e che il Governo italiano di Giorgia Meloni ha approvato senza batter ciglio nei mesi scorsi, per guadagnarsi un po’ di credibilità europea, salvo perderla immediatamente dopo le elezioni europee, non avendo votato il rinnovo alla presidenza di Ursula von der Leyen ed essendo quindi, di fatto, messa da parte alla stregua di Orbàn. L’altro campanello d’allarme sono le stime sulla produzione industriale: meno 2,9% ad aprile nel confronto annuo; meno 3,3% a maggio; meno 2,6% a giugno. Dal punto di vista occupazionale questi freddi numeri si traducono in aumento esponenziale delle ore di cassa integrazione (circa sei milioni di ore in più già a giugno 2024 rispetto a tutto il 2023) e in un aumento della platea di lavoratori interessati da crisi economiche. Nel prossimo autunno, con due guerre alle porte dell’Europa e una eventuale nuova crisi energetica che potrebbe riguardare il nostro Continente, il rischio è che l’Italia, che sta camminando molto lentamente ed esclusivamente grazie all’utilizzo dei fondi del Pnrr che, ad oggi, muovono il 90% dell’economia italiana, si fermi del tutto. È necessario intervenire sui salari fermi agli anni novanta. Il salario minimo garantito potrebbe essere il grimaldello per riavviare l’economia italiana, dare più fiducia alle famiglie per gli investimenti, dare ossigeno all’economia italiana oggi troppo soffocata dalla speculazione. Questi temi possono senz’altro essere, per il centro sinistra, un ulteriore punto programmatico da mettere sul tavolo per quel lavoro di costruzione di una coalizione in grado di battere questa destra, ormai incapace di arrivare al cuore dei problemi degli italiani e di risolverli. Anzi, forse quello economico dovrebbe essere proprio tra i primi di cui discutere, perché è partendo da un’economia con i conti in ordine che si può costruire un programma credibile ed efficace.