Il Giorno della Memoria per ricostruire la pace

di Alessandro Silvestri

Se il cemento politico dell’Europa, così com’è oggi, è stata la lotta di resistenza al nazismo e al fascismo, senza dimenticare quella subito dopo al comunismo bolscevico, che ha avuto gli stessi medesimi effetti letali e morali su milioni di persone, e la successiva liberazione, il cemento morale, non meno importante e fondativo, è legato indissolubilmente alla Shoah e al tentativo di annientamento di tutte quelle minoranze, culturali, etniche, politiche e persino sessuali, non conformi alle liturgie aberranti di regime. Una coazione grondante di male, che nella storia dell’umanità ha la spiacevole tendenza a ripetersi. Prova ne sono le ultime due guerre scoppiate nel cortile di casa nostra, in Ucraina e Medio Oriente. E questo 27 gennaio 2024 ha la particolarità di cadere in un periodo difficile, proprio per via del conflitto in atto tra il governo israeliano e Hamas che coinvolge, annichilisce e uccide, anche chi non sostiene i due soggetti in guerra. Soprattutto quelli che non possono difendersi, gli ammalati, i profughi, gli anziani e i bambini. E non solo per via delle caratteristiche prevalentemente urbane del teatro del conflitto. Non è intenzione né compito di questo articolo stabilire chi abbia più torto o più ragione. È già in campo una nutrita pletora di partigiani, dell’uno o dell’altro campo. Anche perché per tradizioni di politica internazionale, i socialisti sono da sempre favorevoli alla convivenza tra i diversi e nella fattispecie, alla soluzione dei “due Popoli, due Stati”. Ma è indubbio che a causa della guerra in corso e dell’alto numero di vittime civili tra i palestinesi, rischia di scatenare un’ondata di antisemitismo in tutto l’Occidente, persino negli stessi USA, dove il sostegno anche di natura culturale ad Israele non è mai storicamente mancato e dove le cicatrici dell’11 settembre sembravano aver aperto un solco incolmabile col mondo dell’estremismo islamico. Per non parlare dell’Europa dove i partiti neonazisti avanzano in consenso, attraverso le proposte più incredibili e bislacche che si siano mai sentite dal secondo dopoguerra. E ciò nonostante, oggi come sessant’anni fa, non è con il terrorismo e con la strage di innocenti (dall’una e dall’altra parte) che si può pensare di risolvere la questione arabo-israeliana; anche e soprattutto perché il terrorismo palestinese di oggi non ha nulla a che vedere con quello dell’OLP, dove le componenti politico-ideologiche erano predominanti. Mentre adesso Hamas vuole semplicemente annientare Israele per ragioni di pura follia teocratica medievale. Così come sull’altra sponda, quella del governo Netanyahu, con un premier in sella in pratica da quasi trent’anni, che non ha mostrato di avere affatto un livello politico paragonabile con i grandi leader del passato. Abili nel togliersi rapidamente la mimetica e passare ad una mise decisamente più rassicurante. Come fece ad esempio il laburista Moshe Dayan, al fianco di Ben Gurion e dei suoi successori. Difficile anche pensare che l’attacco indiscriminato del 7 ottobre 2023 non avesse come obbiettivo principale proprio la reazione di Israele, così da scatenare (e giustificare) una serie di conflitti in tutta l’area, e non solo, sotto l’attenta regia di Teheran, oggi tra i migliori e fidati alleati di Putin. E “Bibi”, nonostante i costanti inviti dell’amministrazione Biden e in pratica di tutti gli alleati occidentali, non vuole sentire ragioni e giocare fino in fondo la carta del novello Sansone. Offrendo così la migliore occasione possibile ai nemici del suo Paese. E siccome c’è sempre una Auschwitz pronta ad entrare in funzione dietro le zone d’ombra della storia, sarebbe bello (e utile) se questa Giornata della Memoria fosse utilizzata a partire da coloro che la Shoah la subirono, per chiedere in onore e rispetto di quella terribile carneficina, un immediato cessate il fuoco a Gaza e tutto intorno ai confini israeliani. Per dare modo alle associazioni umanitarie di intervenire il prima possibile, prima che il disastro divenga di proporzioni immani, e per ridare la parola alla diplomazia. Sarebbe il modo migliore per ricordare e celebrare questa giornata con rinnovata speranza, unendo in un ideale e fraterno abbraccio le dolorose morti innocenti di allora e di oggi.

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