Il comizio rancoroso della Meloni e la storia infinita

di Stefano Amoroso

L’idea d’intitolare una festa di partito ad un personaggio di un libro (e film) fantasy degli anni ’80, che dice ben poco alla gran parte del pubblico, è molto coraggiosa. Però il coraggio della Meloni e dei suoi fidati collaboratori viene offuscato e distrutto dalla premier stessa quando, in un lungo e rancoroso comizio alla fine della manifestazione, attacca a testa bassa i leader dell’opposizione, la Ferragni e Saviano. Perché attaccare due privati cittadini e due leader dell’opposizione alla festa del partito di maggioranza relativa, dove invece si sarebbe dovuto celebrare il successo dei risultati raggiunti nel primo anno di governo? Ovvio: perché risultati da celebrare, semplicemente, non ce ne sono. Nel primo anno di governo Meloni, a parte l’occupazione sistematica della Rai e di ogni spazio di potere disponibile, abbiamo dovuto registrare la riduzione fin quasi a zero della crescita economica, che un anno fa era una delle più robuste di tutto l’Occidente (grande merito del Governo Draghi); nel frattempo sono aumentate l’inflazione ed il costo del denaro, si sono ridotti gli aiuti ai poveri ed alle famiglie in difficoltà, e da lunedì 18, appena dopo la fine della triste kermesse di Atreju, è approdata in Parlamento una delle più povere ed inconcludenti proposte di Legge di Bilancio della storia della Repubblica. Sul fronte internazionale le cose non sono andate meglio: in Polonia l’alleato storico di FdI, il PiS nazionalista, conservatore, euroscettico e populista di destra, ha perso per la prima volta le elezioni dopo diversi anni, a vantaggio degli europeisti guidati dall’ex Presidente del Consiglio Europeo, il liberale Donald Tusk. In Spagna, il partito di ultradestra Vox, corteggiatissimo dalla Meloni, ha perso duramente alle elezioni politiche ed ha trascinato nella sconfitta anche l’alleato centrista Partido Popular. In Tunisia, il Presidente Saied non riesce ( e non vuole) approvare le riforme democratiche e liberali che gli chiedono a gran voce sia la UE, che gli Stati Uniti ed il Fondo Monetario, e di conseguenza non riceve i fondi che gli servirebbero per arrestare l’emorragia di tunisini, soprattutto giovani e qualificati, che fuggono con qualsiasi mezzo verso l’Europa. A completare il quadro ci sono i rapporti con la Cina ai minimi storici, specie dopo l’abbandono della Via della Seta, e quelli con la Presidenza americana di Biden, che non sono mai veramente decollati. Aggiungiamoci i grattacapi creati dal presunto alleato magiaro, il Primo Ministro Orban, e le sberle prese da Macron su vari temi, tra cui la gestione dei flussi migratori. Su quest’ultimo punto, non dobbiamo dimenticarlo, neanche l’accordo con l’Albania pare destinato a risolvere granché. Anche perché, come sappiamo, la locale Corte Suprema lo ha bloccato.  Dopo questa lunga serie d’insuccessi planetari, è comprensibile che la Meloni fosse giù di morale e desiderosa di gridare al mondo intero la sua determinazione ed il suo amore. Per il popolo? Per degli ideali? O magari per quelle “radici profonde che non gelano”, come scriveva Tolkien, uno degli autori preferiti di Giorgia Meloni? No, nulla di tutto ciò. La prima premier donna d’Italia, dal palco, ha dichiarato l’oggetto del suo vero, unico e grande amore: il potere. Possiamo aiutare la signora Meloni solo in un modo: consigliandole, magari approfittando della calma delle vacanze natalizie, di rileggere il libro “La storia infinita” di Michael Ende: Atreju, il giovane “figlio di tutti” (questo significa il suo nome) del popolo dei Pelleverde, che vivono nelle praterie, vanno a cavallo e cacciano bisonti, non fa mai nulla per sé stesso o per la ricerca di un potere personale. Al contrario, lotta contro il Nulla che avanza e si mobilita per salvare il mondo di Fantasia, che rischia di scomparire. Cosciente che il pericolo è dentro di noi, in noi stessi. Forse per questo è tanto difficile proteggerci da esso.

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