di Fabio Natta, Responsabile Nazionale Enti Locali Psi
Poco più di un anno fa il consiglio nazionale del partito socialista ha adottato all’unanimità un simbolo rinnovato: la sigla PSI e il garofano stilizzato. Quell’assemblea, di fatto l’ultima adunata prima di tempi che hanno cambiato le nostre vite, arrivava pochi giorni dopo una più grande kermesse, il congresso nazionale Anci alla presenza di migliaia di sindaci, del premier Conte e del Presidente Mattarella.
In quell’occasione il rinnovato PSI ottenne un importante riconoscimento politico che non si vedeva da tempo. Il gioco di squadra, anziché le tattiche individuali, hanno consentito di veder riconosciuta una significativa presenza, dalla Lombardia alla Calabria passando per Liguria, Marche, Puglia e Campania, di amministratori socialisti nel massimo organo nazionale Anci.
Pochi mesi dopo, alla vigilia e nella tremenda epoca pandemica, le sfide amministrative comunali e regionali hanno impegnato la nostra comunità e la risposta è stata chiara.
A partire dall’Emilia Romagna, poi in Veneto, Liguria, Marche, Puglia e Campania, il garofano è tornato sulle schede elettorali. E risultati si sono visti, invero nelle comunali più che nelle regionali, ma con il comune denominatore di un simbolo che, grazie all’impegno di uomini e donne, è tornato a dire la sua ottenendo sia consensi significativi che l’elezione di sindaci e di amministratori da Aosta a Marsala, da Trento a Matera.
La coerenza identitaria sui territori ha fatto il paio con quanto accaduto a livello nazionale sui temi e sulle proposte politiche. La lealtà verso il governo Conte dal primo all’ultimo minuto senza però mai rinunciare alle nostre battaglie: i voti contrari su scuola e giustizia tanto per parlare di fatti concreti.
E’ oggi ragionevole pensare quindi che le due importanti adesioni di queste ore al Partito socialista che riportano il PSI dopo tanti anni nei municipi di Roma e di Genova non siano figlie del caso ma abbiano precise ragioni. Il gradito ritorno di Ubaldo Santi a Genova culla del socialismo e il felice approdo di Cristina Grancio nella Capitale sono il frutto dell’azione coraggiosa e dell’impegno concreto di chi al PSI ci crede ancora e al PSI dà una prospettiva.
Non è però il tempo di analisi agiografiche ma neppure di alte e raffinate strategie prive di concreti e credibili riscontri.
In una fase politica in cui il defrag degli ultimi giorni crea l’occasione per la ricomposizione, rectius la composizione di un nuovo ed inedito quadro, l’identità socialista se non sterilmente aggrappata ai miti passati o a furbeschi rituali settari, può e deve avere il suo spazio. Per ottenerlo non serve costruire strade immaginifiche utili soltanto a costituire comodi alibi pro futuro, serve l’impegno e il coraggio dell’ultimo anno. Stare in mezzo ai cittadini, ascoltarne i bisogni, dargli voce, in una parola metterci la faccia.
Essere visibili e credibili. Capire i nostri tempi, immaginare un’idea di futuro.
Le battaglie politiche, anche quando si è piccoli, non si affrontano rintanati nelle ridotte, si fanno in campo aperto, come fanno tutti i giorni i nostri tanti amministratori. Essendo anche ben consapevoli ogni minuto di correre il rischio di possibili sbagli. Ma chi non fa non sbaglia.
Lo dobbiamo a tutti quelli che, come Cristina e Ubaldo, credono in noi, lo dobbiamo alla nostra storia, al Paese e anche a noi stessi.