Fermare le armi, basta morti sul lavoro, stop alle disuguaglianze

di Andrea Follini

Una panoramica sull’attualità, sulle difficoltà e sulle positività che hanno caratterizzato l’anno appena trascorso. Ma anche, e soprattutto, un messaggio di speranza; rivolto davvero a tutti, senza dimenticare nessuno. Citati i giovani, verso i quali il Paese è debitore di risposte alle loro esigenze ed alle loro aspirazioni. Le donne, di cui non si vorrebbe parlare più come vittime ma del loro lavoro, della loro energia, del loro essere protagoniste. Gli anziani, di cui il Presidente ricorda il perdurante sostegno alle famiglie (leggi primo e reale welfare delle famiglie dei propri figli). Molto articolato il messaggio che Sergio Mattarella ha rivolto agli italiani la sera di San Silvestro; il decimo consecutivo, dall’inizio del suo primo mandato: un vero record. Il Presidente si è soffermato su quanto sta avvenendo di triste nel mondo, a cominciare dalle guerre in Medio Oriente: Gaza, con il dramma dei neonati morti a Natale; le condizioni disumane dei rapiti da Hamas il 7 ottobre 2023. Pace è il termine che Mattarella ha più volte ripetuto; una pace “urgente”, l’ha definita, richiamando l’Unione europea alla sua responsabilità nella ricerca di essa attraverso la diplomazia, salvaguardando i diritti. In una carrellata di spunti più “nazionali”, Mattarella si è soffermato nel richiamare alla Costituzione la condizione della vita carceraria, utilizzando parole significative quando ha ricordato la necessità dei detenuti di respirare un’aria diversa da quella che li ha condotti all’illegalità ed al crimine: parole ben dosate e potenti, per descrivere una situazione davvero al limite. Non sono mancati richiami ad urgenze particolarmente sentite dai cittadini, come quelle di recuperare prontezza di risposta in campo sanitario, riducendo in tal modo le lunghe liste d’attesa per esami salvavita. Qui Mattarella tocca un tasto che è dolente in tutto il Paese, nel tanto decantato sistema sanitario Veneto così come nel più sperduto centro sanitario calabrese. E ricorda i sanitari dei pronto soccorso, definendoli patrioti, così come gli insegnanti, gli imprenditori con responsabilità sociale, chi lavora con professionalità e coscienza. Ma il Presidente non omette di evidenziare le grandi differenze che ancora caratterizzano il Nord ed il Sud del Paese in termini di qualità e quantità dei servizi a disposizione dei cittadini. Il messaggio ha toccato davvero molti temi, fotografando un’Italia ancora ancorata ai valori, ma avvertendo la necessità di conservare questa condizione; di lavorare, insieme, perché il sistema Italia non smagli quella trama di valori, di tensione ideale che, con ciò, tiene insieme anche le nostre comunità. Nessun passaggio esplicito sulla riforma costituzionale dell’autonomia differenziata, ma chi ha orecchi per intendere… Nell’anno dell’ottantesimo della Liberazione, Mattarella ha voluto ricordare come questo anniversario dell’evento fondativo della Repubblica e presupposto della Costituzione sia monito perpetuo per salvaguardare la libertà, la democrazia, la dedizione all’Italia, la dignità di ciascuno, il lavoro, la giustizia: quale modo migliore per focalizzare i pilastri stessi della nostra Costituzione! Infine vorremmo ricordare i quattro nomi che ha citato il Presidente nel suo discorso, ad evidenziare altrettanti impegni e temi importanti per la società: Papa Francesco, che nell’anno giubilare richiama il mondo alla speranza; Cecilia Sala, giornalista incarcerata in Iran, ricordando con lei tutti i giornalisti che rischiamo la vita per documentare quel che accade nel mondo ed il servizio che essi rendono alla collettività; Giulia Cecchettin ed il dramma dei femminicidi; Sammy Basso ed il suo insegnamento a vivere pienamente la vita nonostante le difficoltà. Nelle frasi finali del messaggio, Sergio Mattarella ritorna sul valore della speranza, che non deve tradursi – dice – soltanto in attesa inoperosa. «La speranza siamo noi. Il nostro impegno. La nostra libertà. Le nostre scelte. Buon anno a tutti!». E buon anno anche a lei, signor Presidente.

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