di Stefano Amoroso
La regola aurea di ogni impero è favorire e proteggere i suoi alleati e protettorati, e nello stesso tempo contrastare e minacciare gl’imperi nemici. Quando, tra pochi giorni, Donald Trump s’insedierà alla Casa Bianca come 47° Presidente degli Stati Uniti d’America, potrebbe trovarsi nella posizione di favorire un nemico come la Russia, riconoscendole il possesso della Crimea e di tutto il sud-est dell’Ucraina, e allo stesso tempo iniziare una feroce guerra commerciale con alcuni dei suoi principali alleati, tra cui il Canada, il Messico e l’Unione europea. Donald Trump è un moderno demagogo, irascibile e testardo, ignorante e grossolano. Il problema è che una parte dell’elettorato lo ha votato esattamente per queste sue caratteristiche, presentate come segno di “autenticità”, di “freschezza” e di “vicinanza al popolo”. I dazi con cui immagina di far rinascere l’economia manifatturiera americana, le minacce agli alleati della Nato di non proteggerli più militarmente, a meno che non aumentino le spese militari fino al 5% del Pil, quando in Europa ci sono Paesi, come la Spagna ed il Belgio, che arrivano a stento all’1, il bullismo mostrato in ogni confronto con gli avversari, sia interni che esterni, certamente non contribuiranno a migliorare l’immagine degli Stati Uniti nel mondo, né stimoleranno maggiore cooperazione sui dossier che stanno a cuore a Washington. La quasi certa uscita statunitense dall’Accordo di Parigi sull’ambiente, inoltre, condannerà diversi Paesi fragili, nel Sud del mondo, a fare i conti con un clima impazzito: la loro agricoltura ed allevamento ne usciranno sconvolti, con la conseguenza di spingere masse enormi di popolazione a cercare di migrare per evitare la morte. I dazi, infine, rappresenteranno un costo enorme per le famiglie statunitensi, che potrebbe affossare definitivamente la classe media a stelle e strisce. Eppure, nel polarizzato e sempre più diviso elettorato statunitense, Trump è riuscito a diventare il primo candidato repubblicano a vincere il voto popolare sin dal 2004. È anche il primo Presidente eletto a due mandati non consecutivi, dopo il democratico Grover Cleveland alla fine del 1800. È inoltre il primo Presidente degli Stati Uniti sottoposto a due procedure di impeachment ed il primo ad essere condannato più volte: per abusi sessuali e diffamazione nel 2023, e per frode finanziaria nel 2024. Tutte queste condanne, tuttavia, tra pochi giorni diventeranno lettera morta e molti di coloro che l’hanno portato davanti ad una giuria, semplicemente per aver svolto il loro mestiere nell’interesse delle istituzioni statali e federali, perderanno il loro posto di lavoro. Il prossimo 6 gennaio 2025, inoltre, cadrà il quarto anniversario dell’assalto al Campidoglio, sede del Congresso degli Stati Uniti, fatto gravissimo per il quale Trump è da molti considerato colpevole come ispiratore ed incitatore dei violenti. Come sembrano lontani i tempi in cui, per cose molto meno gravi di queste, politici anche di grande potere e popolarità, venivano costretti a ritirarsi dalla vita politica per sempre. In quella fortunata stagione, ora purtroppo caduta in oblio, si riteneva, giustamente, che il potere emanasse dall’autorità, e che questa venisse conferita sulla base sia degli ideali che dell’onorabilità del candidato. Oggi invece si presta un’attenzione spasmodica ed eccessiva ai risultati concreti che discendono dall’azione politica, e si scambia l’insulto per opinione, la volgarità per autenticità, e l’ignoranza per semplicità e schiettezza. Viene in mente Aristofane, il primo commediografo dell’Antica Grecia che descrisse in maniera nitida le conseguenze del decadimento della classe politica e del trionfo del mediocre sul talentuoso. Nella commedia intitolata “I Cavalieri”, del 424 a.C., due servi sono preoccupati perché il loro anziano padrone, di nome Popolo, è soggiogato dal suo servo Paflagone, un uomo ipocrita, meschino, adulatore, ignorante e malvagio. Su consiglio di un oracolo, dunque, per scacciarlo ingaggiano un salsicciaio. La scelta non è casuale: il salsicciaio è un individuo ancora più immorale, cinico ed ignorante del suo avversario, e quindi particolarmente adatto allo scopo. Dopo varie vicissitudini il piano riesce, ed il salsicciaio si tramuta in un signore civile ed educato, un ottimo consigliere del padrone, che dal canto suo rinsavisce. A Washington, tra pochi giorni, i Paflagone saranno almeno due: Trump e Musk. Riuscirà il popolo, magari ispirato da qualche suo servitore leale e con la schiena diritta, a rinsavire ed a liberarsi dei servitori infedeli?