di Felice Iossa
E’ vero, il Mediterraneo è un tesoro blu, come dicono nel governo Meloni. Ma loro vogliono indebolire il mezzogiorno e isolarlo dal resto dell’Italia. Il livello di infrastrutture del sud produce un danno annuale, nell’organizzazione dei processi logistici, superiore a 58 miliardi di euro. La distanza del Mezzogiorno dai mercati del nord Italia e del centro Europa, è un vincolo alla crescita per tutte le regioni. Il governo Meloni non può fare due politiche, una per il Nord (che compete con l’Europa del Reno, a trazione franco – tedesca) ed una per il Sud come appendice distante e sottostante. L’autonomia differenziata divide l’Italia e la porta fuori dall’Europa, rafforza il regionalismo del Nord e danneggia il Sud, scaricando le conseguenze sui cittadini. Tempo una proposta era a portata di mano, offerta dall’articolo 75 della Costituzione, che stabilisce che 500 mila firme dei cittadini o cinque consigli regionali possono proporre, all’interno del corpo elettorale, l’abrogazione totale o parziale di una legge o di un atto, avente valore di legge. Ed oggi finalmente tutto il centrosinistra sta raccogliendo le firme per l’abrogazione della legge. Il Mezzogiorno e l’Italia mediterranea hanno tutte le caratteristiche per essere quel riferimento identitario, forte ed aperto verso l’esterno. Noi socialisti abbiamo proposto da tempo alle regioni del Mezzogiorno un patto federativo, a costituzione invariata, previsto dall’articolo 117 della stessa, per “il migliore esercizio delle proprie funzioni” attraverso quello che abbiamo chiamato “progettualità di sistema”. Il governo sarebbe così costretto a misurarsi con un Mezzogiorno federato, consapevole delle sue straordinarie potenzialità. Il Mezzogiorno deve opporsi all’autonomia differenziata e lottare a tutti i livelli sociali ed istituzionali per promuovere lo sviluppo sostenibile, proprio e dell’Italia intera. Il nostro obiettivo è portare l’Italia unita in Europa e l’Europa nel Mediterraneo. Oggi a Napoli, per i socialisti, sarà una giornata storica. È iniziata concretamente la controdiaspora: finalmente nel Sud si è fatta l’unità dei socialisti, ma è un fatto che deve avvenire in tutta Italia: lavoreremo per questo. Dopo la vittoria dei laburisti in Inghilterra e quella della sinistra in Francia, ci sarà spazio per un Partito Socialista non legato al passato o nostalgico, ma un Psi che proponga idee, programmi e si batta per le grandi riforme istituzionali. Alle riforme della Meloni non si dica un semplice “no”. Si proponga invece un’Italia diversa, unita, che con il suo Mezzogiorno si affaccia al Mediterraneo in una Europa riformata. Oggi il parlamento è molto debole, i partiti sono in difficoltà. Noi vogliamo una riforma che non finisca per accentrare il potere su una sola persona, come farebbe il premierato meloniano. Noi vogliamo le macroregioni, la valorizzazione delle aree urbane, per attrarre investimenti e spendere bene i fondi del Pnrr, per creare sviluppo e occupazione di qualità. Rendere forte il mezzogiorno significa rendere più compatibile il Sistema-Italia a livello europeo e internazionale.