di Nautilus
Ogni santo giorno – la mattina sui giornali e la sera sui Tg – siamo informati sulle ultime divisioni del (presunto) Campo largo, quello che dovrebbe tenere nello stesso “recinto” forze come i Cinque stelle e Italia viva di Matteo Renzi. Litigano solo per farsi notare? Una cosa è certa: al rinnovo del Parlamento mancano ancora tre anni e ovviamente (ma questo è comprensibile) i partiti contano di arrivare al 2027 col carico di consensi più alto possibile. E per riuscirci, sono pronti a tutto. Ma un conto è differenziarsi, altro conto è esasperare le differenze a tutti i costi, lanciare anatemi verso possibili alleati. Nelle litigiosissime alleanze di centrosinistra di tutta la Seconda Repubblica, mai si era bisticciato tanto ed evidentemente gli attuali leader dei partiti maggiori non se ne ricordano. E invece un po’ di memoria non guasta. Nella Prima Repubblica durò a lungo il duello a sinistra tra Pci e Psi e tuttavia a livello locale – laddove i numeri lo consentivano – i due partiti si alleavano. Con risultati spesso straordinari: per diversi anni il migliore governo della cosa pubblica in Italia si concentrò proprio nei Comuni. Le giunte di sinistra hanno fatto molto bene a città come Milano, Torino, Roma, Bologna e a tantissimi altri Comuni. In queste settimane ha fatto discutere il caso ligure e proprio a Genova un’alleanza tra i post-comunisti e i laburisti di Valdo Spini consentì dieci anni di splendida amministrazione sotto la guida del laburista Giuseppe Pericu, l’ultimo grande sindaco della Lanterna. In quel caso, ma non solo, si concentrarono capacità politica, competenza e, soprattutto, passione finalizzata a rendere migliore la città. Ma se riservi la “passione” soltanto alle tue percentuali, alla fine gli elettori se ne accorgono.