Bolognetti: una battaglia di libertà

di Livio Valvano

La buona notizia: Maurizio Bolognetti ha sospeso lo sciopero della fame, dopo l’intervento del gruppo di minoranza del Consiglio Nazionale del CNOG “per il giornalismo”. Ma resta il tema, di grande rilevanza: la libertà di manifestazione del pensiero, che con la larghissima diffusione delle piattaforme social, di proprietà di grandi gruppi privati multinazionali, è di fatto messa in discussione. È quanto accaduto tre mesi fa con la chiusura del canale YouTube di Bolognetti, noto giornalista, dal DNA radicale, libertario, democratico fino al midollo.

Oltre 2000 video di informazione registrati sul suo canale, oggi non più visibili. YouTube è una piattaforma telematica del gruppo Google. È un servizio utilizzato da circa 2 miliardi di utenti in tutto il mondo che accedono alla piattaforma, accettandone le condizioni poste dalla proprietà. Qual’è il confine, in questo caso, tra la dimensione privata di questo diffusissimo servizio e la sua funzione pubblica? È una domanda che nell’uso quotidiano di queste piattaforme non ci poniamo, almeno fino a quando il viaggiatore della rete non incappa in provvedimenti di sospensione del servizio, dovuti all’uso incoerente della piattaforma rispetto alle regole poste dal proprietario. L’incidente occorso a Maurizio Bolognetti solleva molti dubbi sulla sovranità piena, acquisita nei fatti, delle multinazionali che offrono questi servizi. Il punto nodale non è tanto il merito della controversia, su cui ci sarebbe molto da discutere, perchè i dubbi si moltiplicherebbero ulteriormente nella direzione del rafforzamento della fondatezza della protesta di Bolognetti. Il nodo vero è l’esercizio di una libertà fondamentale riconosciuta dalla nostra Costituzione e dalla dichiarazione universale dei diritti umani dell’ONU: la libertà di opinione e di informazione “…attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”. Il fornitore di un servizio di massa non può sommare le funzioni della legittima intrapresa privata con il ruolo di giudice sui contenuti dell’informazione che gli utenti divulgano sulla piattaforma, come lo stesso Presidente della Repubblica Mattarella ha avuto modo di sottolineare. E’ evidente che c’è un vuoto normativo, su un diritto fondamentale, su cui il legislatore deve intervenire.

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