di Enzo Maraio
C’è una risposta che il cantante Ultimo ha dato nel corso di una intervista ad Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera di qualche giorno fa. Una risposta che non può non essere oggetto di riflessione in questa campagna elettorale. Ultimo ha affermato: “Non conosco coetanei che votino”. Ha 28 anni e se ci dice che non conosce coetanei che votano, significa che una parte di questo Paese ha rinunciato a costruire il proprio futuro. Il suo non è un punto di vista; è un osservatorio privilegiato. E quando aggiunge, che “essere giovani oggi è tremendo. Perché sei senza punti di riferimento” io sento il peso della responsabilità. Tra me e Ultimo ci sono circa diciotto anni di differenza. Io sono padre di un bimbo piccolo e per quanto comprenda quello che dice, mi fa riflettere questo nichilismo. Ed è per queste ragioni che in questi anni da segretario nazionale del mio partito, ho lavorato per il rinnovo della classe dirigente, che al contempo ha ereditato una tradizione, quella socialista, che è la più antica della storia d’Italia. Ed il compito di tutti noi è quello di creare un ponte tra generazioni per costruire un presente più giusto. Ed a quei giovani che fuggono dalla politica e soprattutto dal voto, io continuo a ripetere che da Bruxelles mi piacerebbe promuovere un grande piano di mobilità e di investimento sulle competenze dei giovani, ampliando e rafforzando quel progetto europeo Erasmus+ attraverso il quale far crescere opportunità e qualità di impiego e creare una società multiculturale che non si avviti sul destino di una piccola parte di Paese. Se si vuole un’Europa dei giovani e per i giovani, quel voto è decisivo. A maggior ragione se pensiamo che i nostri talenti, i nostri ragazzi, hanno gli stipendi più bassi d’Europa. E se assecondiamo i desideri della destra di smontare l’Europa per come la conosciamo, allora davvero il futuro sarà pieno di incognite. Vorrei dire ad Ultimo e ai tanti giovani che lo seguono, che anche in questo caos, un “punto di riferimento” se vogliamo c’è. E sono i valori che ci hanno consegnato i nostri padri. Quel coraggio di donne e di uomini che ci hanno traghettato fuori dal fascismo, che ci hanno portati nel boom economico, che hanno fatto battaglie civili e di libertà per rendere questo Paese moderno, che hanno costruito una sanità pubblica e una scuola pubblica, per offrire ad ognuno di noi gli strumenti gratuiti per non rimanere mai gli ultimi della fila. E quei valori, oggi, sono la nostra ragione di vita.