Avanti! della domenica del 22 aprile
Nei giorni scorsi si è parlato molto a proposito e a sproposito della Fosse Ardeatine. Non mi sembra che si sia ricordato che, se non fossero stati liberati con un audace colpo di mano, due futuri Presidenti della Repubblica, Sandro Pertini e Giuseppe Saragat, perlappunto ambedue socialisti, ci sarebbero certamente finiti.
È un episodio che ricordiamo non solo per amor di partito, ma per sottolineare quale sia il legame nelle personalità, nelle idee e nelle battaglie compiute, tra la resistenza e la guerra di Liberazione con la nostracostituzione e la nostra Repubblica.
Dobbiamo in questo senso sottolineare il carattere nazionale della Resistenza e della guerra di Liberazione. Tentativi di appropriazione unilaterale hanno indebolito questo concetto che invece oggi dobbiamo rivendicare contro i falsi revisionismi storici.
Da dove parte infatti la Resistenza e dove arriva.
Il 3 settembre 1943 a Cassibile, in Sicilia, viene firmato l’armistizio dal generale Castellano inviato dal Maresciallo Badoglio e il generale Bedell Smith, inviato dal generale Eisenhower. Solo che questo armistizio non viene annunciato e tanto meno le nostre truppe vengono a questo avvenimento preparate e informate. Fino a che lo fa l’8 settembre lo stesso comandante in capo delle truppe alleate, dal suo comando in Algeri, lo rende noto. Seguono a Roma ore concitate, fino a che Badoglio non va alla radio, annuncia l’armistizio con le forze armate alleate e pronuncia quella frase del tutto incomprensibile:” le Forze armate italiane reagiranno ad eventuali altri attacchi di qualsiasi altra provenienza”. Avviene così che circa seicentomila militari italiani vengono catturati senza colpo ferire ed inviati nei campi di concentramento, mentre le truppe tedesche occupano il territorio italiano non già liberato dagli Alleati e vi installano il governo collaborazionista della Repubblica Sociale Italiana con alla testa Benito Mussolini.
È un momento così tragico che fece parlare allo storico Ernesto Galli Della Loggia di “morte della patria”. Rispose il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che non di morte della patria si trattava ma dirinascita della patria, della nascita dell’Italia democratica. Si riferiva al fatto che in realtà era nata l’Italia democratica e che questa era nata grazie a chi, in questo sfascio totale, aveva preso le armi contro i tedeschi occupanti e i fascisti della Repubblica Sociale Italiana.
Cominciò così la lunga lotta di Liberazione. La celebriamo il 25 aprile che è la data dell’insurrezione generale proclamata dal CLNAI, comitato nazionale di liberazione dell’Alta Italia.
Questa lotta fu condotta dai partigiani e dai patrioti (così si chiamarono nella valorosa Massa Carrara), ma anche dagli internati militari, gli IMI che scelsero il campo di prigionia nazista piuttosto che venire a combattere per la Repubblica Sociale. Pensiamo infatti quanto sarebbe stata più lunga la guerra di liberazione se i tedeschi avessero potuto rovesciare qualche centinaio di migliaia di militari a combattere al loro fianco sul fronte italiano. Ma anche le Forze Armate regolari ricostituite al Sud svolsero un ruolo importante nella guerra di Liberazione, in particolare nello sfondamento del fronte ad Alfonsine. Un discorso particolare va peraltro riservato ai civili. Senza un appoggio dei civili non c’è Resistenza che tenga. Donne e uomini pagarono un prezzo pesantissimo nelle rappresaglie e nelle stragi con cui si cercò invano di fiaccare la Resistenza del popolo italiano.
Ma guardiamo questa vicenda a guerra conclusa. Qual è stata la condizione delle altre nazioni sconfitte. L’Austria, che pure aveva subito l’Anschluss, l’unificazione nel Reich tedesco, occupata e divisa fino al 1955. Il Giappone sotto il proconsolato del generale Mac Arthur fino alla guerra di Corea del 1953. La Germania, occupata e divisa fino al crollo del muro di Berlino nel 1989. Ma cosa sarebbe stato dell’Italia se non avesse partecipato con la Resistenza e la guerra di Liberazione alla lotta contro il nazifascismo e questa lotta non fosse stata guidata dall’unità dei partiti antifascisti nel Comitati di Liberazione. E nonostante questo il Trattato di pace non fu lieve, ma sarebbe stato assai più duro se non ci fosse stata la Resistenza e la Guerra di Liberazione.
Quindi la nostra Costituzione è antifascista, perché non è una Costituzione concessa dai vincitori a una nazione vinta, ma è il frutto della lotta condotta dal popolo italiano contro i nazisti e i fascisti.
Un ultimo pensiero lo vogliamo rivolgere proprio al capo redattore de l’Avanti Eugenio Colonni, uno degli autori del manifesto europeista di Ventotene, ucciso dai fascisti a Roma il 30 maggio del 1944. Esempio del legame tra Resistenza italiana e lotta per l’unità europea.