25 aprile e migranti. I nuovi deportati • L’editoriale

Il 25 aprile l’Italia festeggia la liberazione dal governo fascista e dall’occupazione nazista. Una data importante e fondamentale, che riconduce a quel valore universale che è la riconquista della libertà e soprattutto il ritorno, del nostro Paese, alla democrazia. In questa data, e non solo, è sacrosanto l’esercizio della memoria. Da quel 1943 ad oggi sono trascorsi 80 anni e i protagonisti di quella triste pagina della storia tendono a scomparire. Tocca a noi mantenere vivo il ricordo di cosa furono il fascismo e il nazismo, in Italia e in Europa. Di quali crimini contro l’umanità furono commessi in quegli anni con lo sguardo complice di chi non ebbe il coraggio di denunciare. Tutto finito? Io non credo.
Dai rigurgiti fascisti che qui e là, nel nostro Paese, emergono come funghi velenosi nelle parole e negli atteggiamenti di molti, anche e soprattutto politici – calpestando il valore dell’antifascismo sul quale si fonda la nostra democrazia – alle scene dei migranti che arrivano sulle nostre coste. Ecco, quelle immagini in bianco e nero di qualche vecchio cinegiornale, di quei treni stracolmi di uomini e donne e bambini deportati verso i campi di sterminio nazista, hanno lo stesso sapore amaro delle immagini a colori di oggi, di quei barconi di migranti, che affrontano il mare aperto con uomini e donne e bambini in fuga da guerre e torture. Esseri umani che cercano di raggiungere la libertà sfidando la morte. E qui l’accoglienza, come quella di Cutro, in Calabria, che ha scosso le coscienze di chi ha sempre voltato le spalle al problema. E che oggi, alla guida del Paese, capisce – forse – che il problema deve essere governato con serietà e non strumentalizzato in una perenne campagna elettorale nella quale uomini e donne e bambini ci lasciano la pelle senza aver commesso alcun peccato. Ecco, quando oggi penso alla liberazione dal nazifascismo penso anche all’attualità di questi giorni. A un governo che se ne frega dell’appello di sindaci, governatori, ong, e tira dritto per la sua strada rimettendo in campo, almeno in buona parte, quei “decreti Salvini” che il problema non l’hanno risolto. Anzi. Penso proprio che abbia fatto bene Mattarella a scuotere l’Unione Europea, perché è vero: nessuno stato da solo può affrontare un problema così epocale, ma la Ue può farlo con un’azione coordinata e ben organizzata.

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