Un’umanità di popolo veleggia verso Gaza

di Andrea Follini

C’è una parte di popolo che non sta a guardare. Ci sono forze politiche, associazioni, gruppi organizzati, che hanno deciso di non restare indifferenti. Alcuni da sempre; altri da poco. Ma poco cambia. Stiamo assistendo alla più grande presa di coscienza di quanto successo e sta succedendo al popolo palestinese, come mai in passato. Una reazione sicuramente proporzionale alla gravità e disumanità di quanto a Gaza ed in Cisgiordania sta succedendo. «Ad Israele continuiamo a dire basta: Israele ha vinto contro Hamas – ha dichiarato il Ministro degli Esteri Tajani – ma è stato superato il limite della reazione legittima dopo l’attacco del 7 ottobre». Al di là di questo, dal governo italiano non è arrivata alcuna azione concreta. In campo invece è sceso il popolo. Così come Israele continuano le manifestazioni di protesta contro il governo Netanyahu, sempre più partecipate, in altri Paesi la mobilitazione in favore della Palestina ha assunto dimensioni importanti. Da Barcellona verso Gaza, con un carico più di umanità che umanitario, sono partite circa cinquanta imbarcazioni, provenienti da tutta Europa, sotto le insegne della Global Sumud Flotilla, con a bordo attivisti, artisti, avvocati, giornalisti e civili impegnati per la causa della liberazione di Gaza. La spedizione ha l’obiettivo di rompere il blocco navale imposto da Israele sulla Striscia di Gaza e far entrare nel territorio cibo, acqua e medicine; beni di prima necessità che a Gaza sono preclusi dal blocco voluto dal governo di Netanyahu. Una flottiglia di resilienza globale non violenta di cui faranno parte anche alcune imbarcazioni partite nei giorni scorsi dal porto di Genova, alle quali si uniranno altre imbarcazioni che salperanno nei prossimi giorni da Tunisi, per congiungersi tutti assieme nel Mediterraneo. A questa iniziativa, che sarà la più grande a carattere umanitario indipendente mai avviata, prenderanno parte cittadini di quarantaquattro Paesi. Un segnale molto chiaro un solo rispetto all’attenzione del mondo verso quanto sta succedendo in Medio Oriente, ma anche un richiamo molto forte a quei governi che parlando della situazione a Gaza si riempiono la bocca di frasi di circostanza, ma poi non muovono un passo. Una testimonianza di partecipazione e vicinanza al popolo palestinese come quella che si è vista il 30 agosto al Lido di Venezia dove, in concomitanza con lo svolgersi della Mostra Internazionale del Cinema, hanno sfilato per una pacifica manifestazione alcune migliaia di persone, assieme a volti noti dello star system italiano. Mentre i popoli del mondo di mobilitano, non mancano le pesanti minacce che arrivano dal governo di ultradestra israeliano. Il ministro della sicurezza nazionale Ben Gvir ha così commentato la partenza delle imbarcazioni di Global Sumud Flotilla: «Tratteremo gli attivisti come terroristi – ha dichiarato il capo della formazione politica “Potere ebraico” – Affronteranno tutte le conseguenze delle loro azioni», promettendo l’arresto in massa di tutti gli attivisti, in barba, ancora una volta, al diritto internazionale. Dal governo del nostro Paese, tutto tace. Nessun commento sull’azione non violenta; nessuna perplessità avanzata sull’operazione di deportazione ed occupazione in atto nella Striscia da parte dell’esercito israeliano; nessun monito sulla prossima occupazione della Cisgiordania; niente sulla “Riviera on the rubble” (riviera sulle macerie) pensata dal presidente americano Trump. Un silenzio imbarazzante. Ora che al novero degli Stati europei che hanno riconosciuto lo Stato di Palestina si è aggiunto anche il Belgio, cosa aspetta Meloni? Meno male che, di fronte a questo silenzio, qualche voce istituzionale si fa sentire. Come quella della sindaca di Genova Silvia Salis, città di partenza del contingente italiano della missione Global Sumud Flotilla, che ha rivolto un “sentito appello” al ministro degli esteri Tajani perché dal governo giungano «parole di vicinanza ed appoggio delle istituzioni in una iniziativa di così alto valore» e perché si monitori il viaggio dei volontari e si intervenga preventivamente sul governo israeliano, dopo le assurde dichiarazioni di Ben Gvir. Comunque ancora davvero troppo poco, di fronte ad un massacro di queste dimensioni.

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