“Si attendevano da questa legge di bilancio – come tra l’altro lo stesso Fioramonti aveva richiesto – misure concrete a sostegno dei giovani ricercatori con l’incremento delle borse di dottorato e con un piano per l’assunzione di Ricercatori di tipo A e di tipo B ma così non è stato.” Dichiara in una nota il Segretario Nazionale del Psi, Enzo Maraio.
“Ha ragione il rettore della Federico II di Napoli e Presidente del Crui, Gaetano Manfredi: in mancanza di questi provvedimenti i laureati bravi andranno fuori e la fuga dei cervelli non si fermerà.
Contemporaneamente sono previsti 25 milioni per insediare l’Agenzia nazionale per la ricerca, di cui non si avverte l’esigenza, criticata tra l’altro dalla Corte dei Conti e dalla comunità scientifica nazionale e internazionale.
Per il meridione, la Legge di bilancio prevede un intervento infrastrutturale che viene definito “ad alto potenziale strategico”: un milione di euro per insediare un Centro per scienze religiose nel Mezzogiorno.
Interventi non proprio necessario e urgenti.
Il governo non sta ponendo la giusta attenzione nei confronti della ricerca e dell’università – continua Maraio. Dobbiamo cominciare a dire che è giunto il tempo di avviare una prima revisione della Gelmini.
Grazie a quella riforma, infatti, le università vengono valutate sulla base di meccanismi cosiddetti matematici (i famosi algoritmi), molto spesso incomprensibili e poco trasparenti (sotto la regia dell’ANVUR), i sistemi di reclutamento rivelano falle da tutti le parti e hanno ingenerato sperequazioni non più tollerabili: basti pensare alle diverse prospettive di progressione tra i ricercatori a tempo indeterminato e i ricercatori di tipo b a tempo determinato, o anche al problema della durata dell’Abilitazione Scientifica nazionale, che è il titolo necessario per accedere ai concorsi. La durata, originariamente di 4 anni, poi di 6, è ora di 9 anni. Ma ha senso un’abilitazione a scadenza, se non ti consente di lavorare e serve solo per permetterti di affrontare un concorso? Infine, con la legge Gelmini sono scomparsi i concorsi per trasferimenti, previsti da tutta la normativa precedente: un professore universitario o un ricercatore che aspirino a trasferirsi devono rifare il concorso, oppure, cosa molto difficile, cercare uno scambio alla pari con un docente di altra università.
Tutto ciò – conclude Maraio – non solo blocca le legittime esigenze dei lavoratori dell’Università, ma ingessa le stesse Università, alle quali la circolazione non può che fare bene.”